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"Nel mirino perché voglio cambiare la F1"

Il patron della Renault denuncia i Piquet per la vicenda legata a Singapore 2008: «Cercano di ricattarmi» Nelson accusa: «Alonso non poteva non sapere...». Ecclestone: «L’ex campione mi disse: distruggerò Flavio»

"Nel mirino perché voglio cambiare la F1"

nostro inviato a Monza

L’uomo nel mirino ha il viso stanco. Flavio Briatore più che arrabbiato pare basito, incredulo. Troppe accuse, troppe insinuazioni. Per cui basta, convoca la stampa e attacca: «Ecco la mia verità». Lo fa dopo due settimane di badilate di fango addosso, lo fa dopo le ultime di ieri mattina. La questione è ormai nota: trattasi dell’incidente che il suo ex pilota, Piquet jr, giura di aver innescato in quel di Singapore 2008 su ordine della Renault, e che avvantaggiò Alonso portandolo alla vittoria. A Spa vennero fuori le prime indiscrezioni, l’altro ieri il virgolettato della sua deposizione, ieri mattina quello di suo padre, Piquet senior, tre volte campione del mondo che addirittura tira in ballo Alonso.
Lo si evince dai verbali del suo interrogatorio, datati 17 agosto, in cui racconta che a San Paolo rivelò a un uomo Fia le accuse del figlio, chiedendo: «Ma se lo dico alla stampa che succede?». «Lascia perdere, il risultato non cambierà» fu la risposta. Ma il 17 agosto papà Piquet va oltre, sostenendo che «anche Alonso sapeva». Non solo: racconta di essere andato a esporre le sue accuse contro Briatore anche a Max Mosley, capo Fia e a Bernie Ecclestone, a Montecarlo, a fine maggio: «Mosley mi ha detto che non si poteva provare nulla se qualcuno non lo avesse detto espressamente». Ovvero, urbi et orbi. Quanto a Ecclestone, dichiara nel verbale Piquet, «gli ho chiesto che cosa dovevo fare… “Non dire nulla alla stampa, fuck him (fottilo, ndr)”», sarebbe stata la risposta del patron del Circus. Frase che Ecclestone, ieri, ha subito e decisamente smentito: «Non è vero, mai pronunciata. Anzi, è stato il contrario: Piquet mi ha detto: “Io farò qualsiasi cosa per distruggere Flavio”».
E quindi, Flavio?
«E quindi è tutto molto grave. Per questo abbiamo appena denunciato per ricatto (tentata estorsione e false accuse) i due Piquet alla Corte penale di Parigi e a quella di Londra (il motivo: i due avrebbero minacciato di raccontare una storia del genere se il contratto non fosse stato rinnovato, ndr). Non solo. Abbiamo prove che porteremo al consiglio mondiale Fia e contiamo sulla sua imparzialità (l’organo supremo è presieduto da Mosley, ndr)».
Pensa ci siano dei suggeritori (la Fia potrebbe avvantaggiarsi dall’indebolimento del fronte costruttori, la Fota, di cui Montezemolo e Briatore sono i pilastri, ndr)?
«Non voglio pensarlo, però sicuramente le fughe di notizie di questi giorni (procedimento fissato il 21 settembre) ci fanno sembrare colpevoli visto che quanto esce è la voce di una sola parte. È imbarazzante, ci hanno messi alla gogna».
Piquet jr dice che nelle comunicazioni radio del Gp ha chiesto più volte i giri in cui si trovava.
«L’ha chiesto solo al giro 8».
In tv, quando ha sbattuto, lei sembrava furioso.
«Sì, prima di Singapore mi pare avesse sbattuto 17 volte... comunque è normale che Piquet vada a sbattere».
Un caso costruito per farvi sembrare colpevoli prima del processo?
«Questo lo dovete giudicare voi. Di certo sono stato criminalizzato e Piquet jr ha fatto dichiarazioni sleali verso il team. In passato gli ho sempre e solo chiesto di essere competitivo. Ho anche cercato di metterlo a proprio agio... Vista la sua fragilità, abbiamo chiamato un dottore che lo aiutasse... Ho letto che mi accusa di non aver fatto entrare un suo amico nel paddock: mi ha dato del boia per questo. Invece l’ho fatto solo su suggerimento di suo padre, perché questi due ragazzi vivevano insieme, e non si capiva che relazione avessero e di conseguenza, per tenerlo sotto controllo, ho fatto spostare Nelsinho».
Analogie con la spy story 2007 tra Ferrari e McLaren?
«Dico solo che in questo momento l’obiettivo è difendere un team e le 700 persone che ci lavorano, gente più debole di me, gente che va protetta. Devo salvare i loro posti di lavoro».
Si sarebbe mai aspettato una cosa del genere in F1?
«Queste accuse indegne arrivano da un ragazzino, un pilota viziato che ha sempre avuto suoi team messi su dal padre e di cui alla fine era pilota e proprietario. Non capisco perché ci abbia accusato solo ora (dopo la risoluzione del contratto prima del Gp di Budapest, ndr) e non a Singapore».
La fuga di notizie di ieri, Fia e Fota (l’associazione dei team) si sono lamentate?
«Credo che solo la Fota si sia lamentata».
Una vendetta per la sua battaglia invernale come membro Fota?
«Anche questo dovete giudicarlo voi».


Magari è lei che non vogliono più? Si sente nel mirino?
«Credo che in F1 ti puoi sempre sentire più o meno nel mirino quando cerchi di fare cose che possono migliorare il futuro di questo sport».

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