Un monastero che si erge tra le nebbie delle terre serbe e jugoslave accoglie, un giorno, un giovane uomo che sta compiendo un viaggio per dimenticare il suo passato La sua guida turistica gli indica che quello è il monastero abbandonato di Sveti Stanilav, ma in realtà lo trova abitato da una combriccola assai particolare: una affascinante donna dal nome tanto misterioso quanto seducente, Tamar, e una serie di giocatori che vivono come una comunità religiosa, ma uniti non dalla preghiera o dalla fede, ma da un gioco. Ogni giorno, nella sala grande, si ritrovano tutti di fronte ad una serie di grandissime scacchiere, con anche cento caselle per lato, per sfidarsi ad un gioco tanto insolito quanto spietato per le conseguenze che porta su tutta la comunità. Le regole? «Sono semplici e poche e le imparerai da solo» spiega Primo, il capo del monastero. Eppure i giocatori, che usano pedine tutte uguali, compiono mosse ogni volta differenti. «Ognuno deve giocare con le regole dell'avversario, finché non impone le proprie» spiega la provocante Tamar al protagonista, spaesato almeno quanto il lettore. Ma poi pian piano tutto si dipana, anzi si entra in quella rete da cui nessuno può sottrarsi che è il gioco, in cui all'intelligenza si deve unire tanta intuizione e una fine conoscenza dell'avversario: una partita, infatti, può durare anche parecchi giorni In un clima da romanzo all'Umberto Eco, con pagine in cui sembra di vivere lo stesso pathos che Dostoevskij usa ne «Il giocatore», Benedetto Pizzorno, penna genovese autore di diversi racconti e altri due romanzi, intesse una trama che appassionerà il lettore fino all'ultima pagina, con molti colpi di scena, l'amore che si intreccia all'orgoglio, il potere che tenta di sopraffare le regole del gioco, il tempo che sembra esser rimasto sospeso tra il Medio Evo e l'età moderna. Riuscirà il protagonista (capitato lì per caso oppure ospite tanto atteso?) a compiere la mossa in grado di sbrogliare la sua vita? Oppure vale quanto titola uno dei capitoli centrali del libro: «L'uomo crede di dirigere la sua vita e di guidare se stesso, ma nel suo intimo è irresistibilmente tirato verso il proprio destino?».
Lo si scoprirà solo all'ultima pagina, con un finale che lascerà uno spiraglio per un possibile sequel a partire da una partita incompiuta che attendeBenedetto Pizzorno, «L'Ospite tanto Atteso», Edizioni L'Autore Libri Firenze, 2007, pagine 210, euro 14,60
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