«Ma nel piatto va servita anche una storia»

L’Italia è diventato un paese trainante

«Ma nel piatto va servita anche una storia»

RomaLuigi Spagnol, quando due anni fa lanciaste «Cotto e mangiato» con Vallardi vi aspettavate di innescare un tormentone?
«Non ci aspettavamo un successo del genere. Immaginavamo un buon riscontro. Di libri di cucina se ne facevano già da tempo. Anche mia madre ne scrisse alcuni molto famosi...».
Ma ora le ricette spopolano. Vi sete domandati quale può essere la ragione?
«Non avviene solo in Italia. Succede da anni in Inghilterra e in America, ma anche in Germania e in Svezia».
Il segreto del successo di questo genere?
«Quanto il libro riesce a raccontare una storia e avere una pur minima narrazione».
La chiave è quindi il racconto?
«La cucina si presta particolarmente alla narrazione. Si riesce a descrivere molto bene attraverso le parole, dà il senso di un luogo e di una cultura, e poi è una materia che ha moltissima varietà. Se una persona vuole piantare delle ortensie le deve sempre piantare in quel modo. Ma ci sono centinaia di arrosti possibili».
La varietà della cucina italiana dovrebbe essere una risorsa più utilizzata dalla narrativa per incuriosire i lettori?
«Il milione e trecentomila lettori di “Cotto e mangiato“ significava che per molti era il primo libro di cucina che acquistavano. E se poi ne hanno voluti altri, significa che hanno imparato delle cose, uno dei motivi per cui le persone comprano i libri. Come per i gialli nordici, quando ci fu il boom tre anni fa. Molti si trovarono a leggere per la prima volta un giallo in quell’occasione, e poi ne cercarono altri».
Così si creò la moda, da Stieg Larsson in poi. Anche con la cucina la moda potrebbe esaurirsi da sola?
«Sì è possibile. In Svezia furono poi pubblicati romanzi che non sarebbero mai usciti in altri momenti».
E poi la tendenza svanì.
«Era successo anche con il fantasy, qualche anno prima».
E con l’ondata dei thriller Vaticani dopo Dan Brown.
«Dopo un exploit va avanti un certo genere.

Il difficile è spiegarsi l’exploit, non la conseguenza».
Quale potrebbe essere il tormentone in arrivo?
«In questo momento non ci sono libri da milioni di copie. L’ultimo caso è stato forse proprio Larsson. Non c’è un fenomeno che apre un genere».

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