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Nel portafoglio di Intesa più Bot e Btp

In giorni drammatici come questi, ci sono numeri che contano più di altri. Uno dei più importanti contenuti nella semestrale di Intesa Sanpaolo, primo gruppo bancario in Italia, riguarda il portafoglio di titoli pubblici italiani, e la sua dinamica: perché è un indicatore di fiducia. L’istituto guidato da Corrado Passera al 30 giugno possedeva 64,5 miliardi di bond statali e locali, in crescita rispetto alle precedenti comunicazioni, che indicavano 60,1 miliardi al 31 marzo e 61,3 al 31 dicembre. Scostamenti non sostanziali, ma pur sempre indicativi. Specie se si guarda altrove: Unicredit, l’altro grande gruppo italiano, ha ridotto la propria esposizione tra dicembre 2010 e giugno 2011 da 49 a 40 miliardi. Senza ricordare il «caso» Deutsche Bank: da 8 miliardi a uno solo. (Per inciso: l’esposizione verso la Spagna è di 950 milioni, quella verso Grecia, Irlanda e Spagna insieme ammonta al 2% del totale).
La conferma della fiducia nell’Italia viene dalle parole di Passera: «I fondamentali dell’economia italiana sono robusti e numerose regioni del nostro Paese sono tra le più solide, le più dinamiche, le più competitive d’Europa». Ma ha avuto anche parole critiche per la politica: «Non possiamo aspettare due mesi per lanciare progetti per la crescita», ha affermato, sottolineando che le misure per la crescita sono «anche più importanti» rispetto a quelle sui conti pubblici, anche se su questo fronte «dobbiamo essere molto rigidi». Secondo Passera «ci sono almeno dieci cose che possono e devono essere lanciate e sono fiducioso che in tempi brevi saranno lanciate per accelerare la crescita della nostra economia».
I conti al 30 giugno di Intesa sono, per usare le parole dello stesso ad, «solidi e in linea con gli obiettivi del piano nonostante il mercato». In effetti i numeri sono un po’ contrastati e vanno interpretati. L’utile netto del secondo trimestre 2011 rispetto al primo è cresciuto del 12,1% a 741 milioni, ma è calato del 26% rispetto al 2010: la banca tuttavia precisa che il dato di allora era stato influenzato da poste straordinarie. Parallelamente, per lo stesso motivo, il primo semestre 2011 è in calo del 17% sull’anno scorso. Migliori i dati della gestione operativa: il secondo trimestre è cresciuto del 13,3%, a 2.221 milioni, sul primo, mentre l’intero semestre è cresciuto del 12,6% sul periodo corrispondente del 2010.
La banca è solida, e anche gli stress test l’hanno indicata come una delle più patrimonializzate d’Europa: secondo i paramentri di Basilea 2, l’indice Core tir 1 è al 10,2%, oltre 3 punti sopra la soglia di sicurezza; secondo i parametri di Basilea 3, il Common equity ratio, richiesto sopra la soglia del 7%, per fine anno sarà al 10%. «Eccellente» la liquidità, che permette a Passera di affermare: «Non abbiamo bisogno di finanziare le nostre attività per almeno due anni. E sono sicuro che il mercato tornerà in buone condizioni» in questo arco di tempo.
E l’andamento del titolo in Borsa? Per Passera è «molto deludente» ed è certamente dovuto «a una visione eccessivamente negativa che i mercati hanno del nostro Paese».

Per confermare la propria fiducia nelle prospettive della banca e del titolo, Passera ha annunciato che lui e i due direttori generali Marco Morelli e Gaetano Miccichè proprio ieri hanno acquistato titoli per 500mila euro ciascuno. A fine seduta più 5,6%.
Da segnalare che Intesa ha svalutato per 132 milioni la quota in Telco, mentre la svalutazione dei titoli greci ha comportato 25 milioni di oneri.

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