MilanoUna fiumana di gente, ressa davanti alle vetrine, code davanti alle boutique. Chi ha pensato che il primo giorno di saldi milanesi (giovedì) fosse sotto tono a causa della crisi si deve ricredere. Eccome. Probabilmente la partenza a singhiozzo era solo effetto delle ferie. Ieri, con la maggior parte dei milanesi rientrati a casa, ci si è fatti unidea più chiara di come andrà la stagione degli sconti. Ma quale ristrettezze, ma quale austerity? La crisi non tocca tutti. La «borghesia» milanese è disposta a spendere e a sentire la gente in giro per negozi quasi tutti hanno sforato rispetto alle previsioni. Confcommercio aveva stimato una spesa pro capite di meno di 200 euro, ma in tanti ammettono di essersi concessi una strisciata di carta di credito di troppo, arrivando a una media di 250-300 euro di spesa. Insomma, i commercianti sono riusciti a cogliere nel segno: sapendo che questanno la gente sta un po più attenta ad aprire il portafogli, hanno stuzzicato la clientela con ribassi strong e sono partiti da subito con sconti al 50% o al 70%. Imperdibili. «Lobbiettivo è svuotare gli scaffali, a dicembre non abbiamo venduto tanto» spiega la commessa di una boutique di corso Vercelli, una delle vie dello shopping per eccellenza. Meno efficace invece la formula dellapertura dei negozi fino alle 22: lo shopping serale non ha avuto il successo sperato, soprattutto perché alliniziativa hanno aderito solo pochi negozi. Ci si riprova domani sera.
Il grande merito della giornata di ieri è stato quello di riaccendere le speranze dei commercianti con le code davanti ai negozi griffati delle vie più alla moda. Per lo più di stranieri, ma pur sempre di affari si tratta. Le associazioni tuttavia registrano un lieve calo degli acquisti. Federmoda parla di un 3% in meno delle compere. Federconsumatori e Adusbef, secondo cui ogni famiglia spenderà circa 223 euro, prevedono il 19% in meno di vendite rispetto allo scorso anno.
«Seppure il numero delle famiglie intenzionate a comprare a saldo rimane pressoché invariato rispetto allo scorso anno (circa il 44-45%, pari a 10,8 milioni di famiglie), la spesa sarà decisamente più bassa. Complessivamente ammonterà ad appena 2,4 miliardi».
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