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Nel sud dell'Etiopia alla scoperta delle tribù della Valle dell'Omo

I popoli del Rift rischiano l'estinzione, ma rimangono gli ultimi protagonisti di affascinanti riti ancestrali come il salto del toro

I loro occhi hanno il colore della pece. Occhi scuri, profondi che guardano lontano. Occhi vigili che scrutano nell'oscurità del bush per lunghi chilometri e spalle chine sotto il peso di una grande fascina di legna. Una bellezza scultorea quella delle donne Hamer, di ceppo omotico, appartenenti ad una delle etnie più interessanti della Valle dell'Omo, nel sud dell'Etiopia, una delle aree più incontaminate del continente africano, terra di paesaggi sconfinati, di verdissimi altopiani e dei grandi laghi della Rift Valley. Altere nelle loro vesti di pelle di capretto, ornate da colorati cauri, perline e pezzi di metallo, si acconciano i capelli in una miriade di treccine dalle nuances rossastre per via dell'ocra con cui si cospargono anche il corpo.

Un popolo nomade, spesso bellicoso, che vive sugli altopiani che si ergono tutt'intorno al villaggio di Turmi e che si ciba di sorgo, sangue e latte e ai cui vertici dominano il capo clan e insieme a lui sciamani e stregoni. Rituali ancestrali come il salto del toro, il passaggio allo status di adulto che ogni ragazzino deve affrontare, pena l'allontanamento dal villaggio e il marchio del disonore per tutta la vita. Strettamente imparentati con gli Hamer i Karo vivono in minuscoli villaggi di capanne, quasi ricercate nella loro semplicità. Svettano i lunghi tetti conici su muri circolari in un curato intreccio di frasche. Gli uomini amano abbellirsi con decorazioni del volto e del corpo, che vengono cosparsi di calce bianca in disegni che riproducono il piumaggio degli uccelli della savana.

Poco più a nord si estende il Mago National Park, dove vivono indisturbate antilopi e gazzelle. E' il territorio dei Mursi, guerrieri, pastori e molto superstiziosi, soprattutto verso i geni che abitano le acque, che temono a tal punto da evitare di attraversare il fiume. Imponenti nella loro statura che supera il metro e novanta, imbracciano spesso vecchi kalashnikov e privilegiano su tutto l'aspetto estetico. Celebri le loro donne adornate dal disco labiale, piattelli d'argilla posizionati sul labbro inferiore, una deformazione motivo d'orgoglio e di supremazia razziale. Uomini e donne portano su tutto il corpo la tipica forma di arte corporale dei tatuaggi e scarificazioni. Una miriade di disegni, simbolo di coraggio, che altro non sono che incisioni con punte taglienti su cui si cosparge cenere a profusione per aumentare la visibilità della cicatrizzazione.

Una lunga e tortuosa strada sterrata verso est sul cui ciglio i bimbi camminano scalzi, vestiti di niente e con le braccia tese ad afferrare qualsiasi cosa che parli di civiltà. Arba Minch è là su un'altura che domina i laghi Abaya e Chamo, regno di giganteschi coccodrilli. Si sale su, lungo la montagna, attraverso fitti boschi di conifere, fino al cuore del territorio freddo e brumoso del popolo Dorze. A oltre 2.000 m di altitudine, il villaggio di Chencha: un'architettura pulita, di fattura accurata, le alte capanne in bambù e foglie di banano, disposte in modo ordinato, sono una gioia per gli occhi. Pacifici e dolci, i Dorze sono i più abili tessitori etiopi, solo gli uomini però. Le donne filano il cotone e preparano il Kotcho, il pane dal pungente gusto fermentato, estratto dalle radici del falso banano, qui largamente coltivato. E sono abilissimi agricoltori i Konso, che vivono a sud del lago Chamo, in un selvaggio ambiente montano.

Arroccati sull'alto delle falesie, i loro villaggi sono un inno all'architettura primitiva in cui domina la mora, una capanna dall'enorme volta, il fulcro della vita sociale. Perfetti conoscitori delle coltivazioni a terrazzamento, sono pure fini vasai ed esperti tessitori. Un ultimo sguardo per catturare ancora una volta in un turbinio di emozioni i colori, gli sguardi e i gesti di queste tribù, destinate purtroppo a scomparire.

Si esplora la valle dell'Omo, meravigliosa nei suoi paesaggi così mutevoli, consapevoli che l'ospitalità non è sempre conforme agli standard europei, con I viaggi di Maurizio Levi (www.viaggilevi.com), coadiuvato da Green Land Tours & Hotels e la compagnia di bandiera Ethiopian Airlines (www.ethiopianairlines.it).

Viaggio di 15 giorni da 2.

870 euro in doppia, tutto incluso, tranne il visto.

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