nostro inviato a Parma
La precisazione è d'obbligo. Perché quello dell'enfasi giornalistica, complice la concitazione degli avvenimenti, è un pericolo sempre in agguato. Così, quelli che in un primo tempo erano stati definiti nelle cronache i diari di Paola Pellinghelli, la mamma del piccolo Tommaso rapito la sera del 2 marzo scorso dalla sua casa di Casalbaroncolo, nelle campagne alla periferia nord di Parma, assumono ora un ridimensionamento, quanto meno sotto quello che potrebbe definirsi la loro «veste editoriale». Più che veri e propri diari, si tratta infatti di due agende, una dell'anno 2004 e una del 2005. Le solite agende, quelle date in omaggio dalle banche o dalle compagnie di assicurazione. Insomma, quelle che tutti teniamo in casa per annotarci le piccole e grandi scadenze della nostra vita: da ciò che dobbiamo acquistare al supermercato alla visita con il dentista, dalla lezione di judo del figlio alla scadenza di una polizza.
Qualcuno, però, le usa per annotarvi sensazioni, considerazioni positivi o negativi sulle vicende quotidiane della propria esistenza. E anche la mamma di Tommy, faceva così. I suoi sfoghi, stando alle indiscrezioni emerse fino a ora, erano proprio la traduzione sulla carta di quei sentimenti che giorno dopo giorno le stavano tormentando l'anima. Di più, confessioni private che avrebbero dovuto rimanere tali, chiuse per sempre nel buio di un cassetto. Sfoghi di una moglie circa la sua vita di coppia con un marito che si era rivelato diverso dall'uomo che lei credeva di aver sposato. Ma anche lamenti di una mamma angosciata dalle condizioni di salute del proprio piccolo di pochi mesi, affetto da ricorrenti crisi di epilessia.
Ed è proprio anche dalla ricerca certosina di questi frammenti dello specchio di una vita che si intuisce andata ormai in frantumi, cercando di farli combaciare uno con l'altro, che gli inquirenti sperano di trovare un'indicazione, una traccia in grado di indirizzare su una pista utile l'indagine e soprattutto - perché questo dovrebbe essere il principale obiettivo - per ritrovare il piccolo Tommaso. Vivo. Ed è proprio una considerazione dedicata al figlio, la sola a essere trapelata fino a ora fedelmente, in senso letterale, attraverso lo stretto muro di riserbo degli inquirenti. «Ho tanta paura per Tommaso», si leggerebbe infatti in una delle pagine dei due diari. Una frase brevissima, cinque parole appena. Ma che può essere letta in diversi modi. Anzitutto come la comprensibile preoccupazione di una mamma per le condizioni di salute di suo figlio. Come l'inconsapevole presentimento di un dramma incombente sul bambino, e di conseguenza su di lei e su tutta la famiglia. Ma dopo l'ufficializzazione dell'iscrizione nel registro degli indagati di suo marito Paolo Onofri, con la sospetta accusa di reati pedopornografici, quelle cinque parole - «Ho tanta paura per Tommaso» - potrebbero assumere un'altra terribile valenza. Con l'aggravante che se la chiave di lettura, una volta accertati i fatti, dovesse rivelarsi questa, anche Paola dovrebbe rispondere di qualcosa. Quantomeno di una colpevole omissione circa comportamenti infamanti o anche soltanto gravi di cui sapeva. E a cui non si è mai ribellata.
Infatti, tra un'annotazione «comprare il latte in polvere per Tommy» e «appuntamento dal parrucchiere», Paola avrebbe anche lasciato più di un appunto da cui emergerebbe un profilo non proprio edificante di Paolo Onofri.
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