Nell’inceneritore (per ora) finiscono le chiacchiere

Oltre quattro ore di discussione, ma al momento di votare l’aula è vuota. Manca il numero legale e al presidente del consiglio comunale Manfredi Palmeri non resta che mandare tutti a casa. Gli ordini del giorno sul nuovo termovalorizzatore che Amsa vorrebbe costruire nella frazione Noverasco di Opera all’interno del Parco agricolo Sud Milano per smaltire altre 400mila tonnellate di rifiuti all’anno producendo energia e calore, finiscono nei cestini. A restare sono solo le posizioni di centrodestra e centrosinistra, ben note anche prima dell’inutile seduta di ieri. E che nessuno ha cambiato di nemmeno una virgola. Certo, ieri non c’era niente da decidere, come ricorda più volte il vicesindaco Riccardo De Corato a cui Letizia Moratti, dopo l’uscita di scena dell’assessore Paolo Massari, ha affidato la patata incandescente. Ma è anche vero che il tutto si è risolto in una gran chiacchierata. E non s’è visto nemmeno il piano alternativo promesso dalla Lega che a Opera ha il sindaco e che delle barricate intorno al Parco Sud ha fatto la sua nuova bandiera. Niente, solo l’annuncio di aver messo la pratica nelle mani di non meglio definiti «tecnici che a spese della Lega stanno approfondendo tecniche alternative di smaltimento dei rifiuti in Germania e Giappone che non prevedano l’uso di inceneritori». Un po’ poco di fronte a quello che nei prossimi anni potrebbe anche diventare un problema per la Lombardia. «Nessuna emergenza - assicura Legambiente con Andrea Poggio convocato in consiglio in qualità di esperto - Ma la necessità di politiche forti e integrate». Magari facendo salire quel 33 per cento di raccolta differenziata che colloca Milano in fondo alla classifica.
Della necessità «di verificare insieme a Regione e Provincia soluzioni alternative» alla collocazione dell’impianto nel Parco Sud parla la mozione presentata (e non votata per mancanza del numero legale) dal centrodestra. Il termovalorizzatore è «un’opera di pubblica utilità che vuole andare incontro a diverse esigenze del territorio milanese» spiega De Corato in rappresentanza della giunta. «Ma, almeno al momento, la documentazione presentata per il progetto non è sufficiente. In futuro si vedrà. Il punto è che tutti parlano di soluzioni alternative, ma io proposte concrete non ne ho viste. Se qualcuno ha delle idee si faccia avanti. Altrimenti poi non ci si lamenti». No «al termovalorizzatore dentro il Parco Sud» è scritto nella mozione del centrosinistra e ripete il capogruppo del Pd Pierfrancesco Majorino. Che trova un insolito alleato nel sindaco di Opera, il leghista Ettore Fusco che evoca scenari apocalittico e un possibile sabotaggio all’impianto e l’impossibile evacuazione del carcere di Opera dove ci sono un centinaio di detenuti per mafia. Accennando poi a «ragioni di business» nella scelta di Amsa. «La Lega - nota il sempre acuto Fabrizio De Pasquale (Pdl) - loda sempre il modello Lombardia quando l’emergenza rifiuti è in Campania. Salvo poi opporsi quando il modello Lombardia va applicato in Lombardia». Pronta la replica del Carroccio. «Non vogliamo che Milano diventi come Napoli - assicura il capogruppo Matteo Salvini - Ma ci sono modi alternativi per eliminare i rifiuti. Magari con la raccolta differenziata».
«È una decisione politica, la lascio alla politica», taglia corto il presidente di Amsa Sergio Galimberti.

E ora? Tra un anno a Milano si vota di nuovo. Difficile trovare qualcuno che nei prossimi mesi sarà disposto a difendere la scelta di costruire un nuovo termovalorizzatore. Nel dubbio meglio lisciare l’elettore che guidarlo.

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