Nell’Unione scoppia il caso Puglia «Vendola in crisi, siamo indietro»

Sondaggi favorevoli alla Cdl in una regione chiave per il Senato. E gli alleati accusano il governatore

Gianni Pennacchi

da Roma

L’allarme, un campanellino in verità, torna a suonarlo il Riformista, quotidiano per addetti ai lavori vicino alla Quercia, rami dalemiani. Muove dalla Puglia, regione oggetto di un’inchiesta ieri in prima pagina, finendo con l’agitare nuovamente lo spettro del «pareggio» al Senato, dunque l’ingovernabilità anche se l’Unione vincesse, la necessità di una grosse Koalition o di un immediato ritorno alle urne. Il dubbio è che si dia semplicemente voce a liti interne, i Ds pugliesi (legati come ognun sa all’ex deputato di Gallipoli) che ce l’hanno con Nichi Vendola, il governatore rifondarolo digerito a denti stretti. Anche perché il premio di maggioranza per Palazzo Madama in Puglia, si traduce in un solo senatore, vinca chi vinca. E su questo piano allora, per la partita del «pareggio» converrebbe più guardare alla pattuglia dei 6 senatori in arrivo dagli emigrati. Ma il caso Puglia è interessante ugualmente, perché potrebbe rivelarsi il primo e più sicuro tassello di un effetto domino che abbracciando altre regioni finirebbe davvero col partorire una maggioranza esilissima al Senato, chissà, forse diversa da quella minima garantita alla Camera di 340 seggi. Il Lazio, ad esempio.
Per muovere dal Riformista, quel che si evince dall’inchiesta è che la «rivoluzione gentile» di Vendola annaspa, l’effetto della vittoria riportata dal centrosinistra un anno fa sloggiando la Cdl e Raffaele Fitto dalla guida della regione, «non si sente». Mugugnano gli alleati del nuovo governatore, e Francesco Rutelli è appena sceso a Bari per inseguir la vittoria perchè «questa è una regione chiave per avere una maggioranza stabile al Senato». I sondaggi però, oltre tutto insospettabili, danno favorito il centrodestra. Quello commissionato dalla redazione locale di Repubblica darebbe la Cdl in testa al Senato col 48,5% mentre l’Unione arrancherebbe al 47%. Il sondaggio di Telenorba poi, è ancor più duro: centrodestra al 51,7% e centrosinistra al 48,3%. Il risultato sarebbe di 11 senatori contro 10, ma col premio di maggioranza fa 12 contro 9 per la Cdl. «E la gauche s’allarma», è il commento.
Ma di che stupirsi, meravigliarsi o incolpare Vendola, che in meno di un anno non può certo aver fatto miracoli? In definitiva se Fitto l’anno scorso avesse avuto l’appoggio di Alternativa sociale di Alessandra Mussolini e della Dc di Gianfranco Rotondi, avrebbe tranquillamente superato Vendola e sarebbe ancora lui il governatore. In ogni caso, sulla base dei voti di lista di quelle elezioni, ancor fresche, la Cdl in Puglia è al 50,26% contro il 49,74% con cui l’Unione ha vinto. Insomma, i sondaggi confermano l’acqua calda. Chi ha fatto le liste per i partiti di centrodestra lo sa così bene, che nelle candidature sicure calcolate sui risultati dell’anno scorso ha tenuto conto anche del senatore in più del premio di maggioranza.
Credete che Piero Marrazzo abbia saputo far meglio di Vendola, in questi pochi mesi? Qualcuno a sinistra lo spera ardentemente, e non pochi osservatori assegnano tranquillamente il Lazio all’Unione.

Ma anche qui, i voti di lista dell’anno scorso raccontano una realtà diversa; e pur tenendo conto di quanto accaduto nel Nuovo Psi insieme alle scelte di Alternativa sociale, attestano la Cdl al 50%: mezzo punto sopra l’Unione. E nel Lazio, i senatori in più per il premio di maggioranza sono almeno due.

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