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Nella campagna per l’Eliseo è l’ora dell’identità nazionale

A destra e a sinistra il tema obbligato è quello lanciato da Sarkozy: il patriottismo. E gli economisti vicini al Ps criticano la Royal che parla di tricolore e dimentica i problemi sociali

Nella campagna per l’Eliseo è l’ora dell’identità nazionale

Parigi - Colpo grosso per il candidato presidenziale del centrodestra francese, Nicolas Sarkozy, che ha ottenuto il sostegno ufficiale del ministro uscente del Lavoro e degli affari sociali Jean-Louis Borloo. Quest'ultimo è un personaggio particolare nel contesto dello schieramento di centrodestra: è molto popolare soprattutto nel nord del Paese ed è giunto alla politica nazionale dopo aver sperimentato una miriade di idee in ambito locale nella zona di Valenciennes, al confine col Belgio. I francesi hanno una buona opinione di Borloo, che considerano come una persona sincera, generosa e disinteressata. Nel contesto dell'Ump (Union pour un mouvement populaire) Borloo è sempre stato più vicino alla corrente di Chirac che a quella di Sarkozy. Adesso avrebbe potuto mettersi da parte o - come hanno fatto due ministri - sostenere il candidato presidenziale dei centristi, François Bayrou, invece di Sarkozy. Borloo ci ha pensato a lungo e alla fine ha annunciato il suo prezioso appoggio al candidato ufficiale del suo stesso partito.
Dal canto suo la candidata socialista Ségolène Royal deve fare i conti col malumore della sua stessa base nei confronti delle proposte da lei sfornate negli ultimi giorni: quella di generalizzare il canto della Marsigliese (compresi i versi a dir poco trucidi di questo antico inno nazionale secondo cui i solchi del patrio suolo vanno annaffiati da «sangue impuro») e quella di spingere tutte le famiglie a esporre la bandiera il giorno del 14 luglio, festa della Rivoluzione. Come se la Francia non avesse problemi più importanti, Ségolène Royal s'impunta sull'idea - che a molti pare bislacca - del tricolore alle finestre nella ricorrenza della festa nazionale. Un fabbricante di bandiere confessa la propria soddisfazione al microfono della radio pubblica France Info. Ma ci vuol ben altro per risollevare un'economia ancora zoppicante, su cui grava il fardello di uno dei tassi di disoccupazione più elevati dell'Europa comunitaria. In un altro discorso Ségolène Royal ha espresso i suoi dubbi proprio nei confronti dell'Europa e allora molti si chiedono se quell'esaltazione - un po' pacchiana - dei simboli nazionali non voglia essere un modo per prendere le distanze dalla causa dell'integrazione comunitaria.
Comunque in questa campagna elettorale si parla il meno possibile dell'Europa. Si parla poco anche dei problemi reali, come la necessaria riforma del Welfare. Si parla fin troppo di tricolore, di inno nazionale, di patriottismo e del modo in cui celebrare la festa nazionale. Anche Nicolas Sarkozy ha detto la sua sulla ricorrenza del 14 luglio: si ripropone di riformare il famoso ricevimento nei giardini dell'Eliseo, invitando i giovani al posto dei notabili e dei diplomatici. Sarkozy fa anche proposte più rilevanti, come quella di limitare al massimo a due il numero dei mandati presidenziali consecutivi. Oggi la Costituzione francese non mette limiti ai mandati, circostanza che non manca di pericoli nel caso in cui un «uomo forte» riesca a impossessarsi delle leve del potere. Dunque Sarkozy prevede il varo di una riforma costituzionale nell'ipotesi di un suo ingresso all'Eliseo.
I sondaggi in vista del primo turno delle presidenziali, in calendario per il 22 aprile, vedono la flessione del presunto «terzo incomodo» François Bayrou e puntano ormai decisamente sul fatto che Nicolas Sarkozy e Ségolène Royal si qualificheranno per la sfida finale del 6 maggio. Secondo l'ultima rilevazione, resa nota ieri, Sarkozy e la Royal otterrebbero il 27 per cento al primo turno. Tutti gli altri sarebbero nettamente distanziati, anche se il candidato dell'estrema destra Jean-Marie Le Pen ironizza su queste indagini demoscopiche a suo avviso truccate. Per il ballottaggio i sondaggi non vedono niente di nuovo: vincerebbe Sarkozy col 51 contro il 49 per cento. A seconda delle rilevazioni, lo scarto finale tra i due candidati principali varia tra i due e gli otto punti, ma nessuno si spinge a mettere in dubbio il successo del leader del centrodestra.

È dal 15 gennaio che tutti gli istituti di sondaggi sfornano oroscopi favorevoli a Sarkozy, che dal canto suo incita alla prudenza e al dinamismo. Da lunedì Sarkozy non è più ministro dell'Interno: si è dimesso proprio per consacrarsi alla campagna elettorale.

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