È nella "Casa dei ricchi" la soluzione del Pasticciaccio

Trovato un testo in cui Gadda spiega il suo concetto di giallo e svela l'enigma che resterà irrisolto nel futuro romanzo

È nella "Casa dei ricchi" la soluzione del Pasticciaccio

Forse abbiamo trovato il bandolo per districare la matassa... O nodo o groviglio, o garbuglio, o gnommero... Che pasticciaccio.

Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda (1893-1973) non solo è tra i maggiori romanzi del nostro '900, ma è anche tra i più complessi. Come gestazione, come struttura, come scrittura, come lettura. Romanzo infinito nella stesura, non finito come altre opere del Gadda, e finito il quale - prima o poi - lo si deve rileggere. Per trovarlo ancora più faticoso e più bello.

Comunque. Breve nota introduttiva per non specialisti. Il Pasticciaccio, iniziato a Firenze nel 1945, appare la prima volta nel '46 in cinque puntate sulla rivista Letteratura. Da lì Gadda inizia una lunga via crucis, con numerosi excursus e digressioni, tra idee filosofiche Ingravallesche e alluci apostolici, nel tentativo di concatenare due delitti (un furto e un omicidio) accaduti nello stesso palazzo di via Merulana. L'ingegnere in blu, con la fissa del giallo, scrive e riscrive il romanzo per undici anni, fino a che, stremato lui e impaziente il suo editore, lo consegna, riveduto e ampliato, a Garzanti, che lo pubblica in volume nel 1957. Il libro, come è noto, non si conclude con lo scioglimento dell'enigma, dello gnommero: si allude, si accenna, si insinua. Ma niente di più. L'assassino, o meglio, l'assassina, sembra essere l'ultima domestica di Liliana Balducci (la donna rinvenuta con la gola tagliata), ma senza una verità investigativa o giudiziaria. Il romanzo fa capire, ma non dice. E infatti Gadda aveva previsto un secondo volume del Pasticciaccio, con la soluzione, che però non uscirà mai.

La scioglimento del mistero, però, lo si può trovare tornando indietro. Nel tempo.

Nel maggio 1948 Gadda sta lavorando accanitamente al Pasticciaccio, divagando, ampliando e riscrivendo la parte apparsa in rivista. E cosa fa, mentre è impegnato in nuove organizzazioni del plot, in varianti del finale, in mostruose amplificazioni e soprattutto nella ricerca dello «stile necessario»? Spinto dalle «miserrime configurazioni argentarie», e maestro nel ruolo dell'«anticipista» (cioè dello scrittore che offre agli editori progetti di libri in cambio di un anticipo mensile), accetta dalla Lux Film l'incarico di ricavare dal romanzo, non ancora finito, il soggetto per un film. Lo scrittore si mette al lavoro e dopo un mese di fatica consegna un malloppo di 80 pagine (sarà pubblicato solo nel 1983, col titolo Il palazzo degli ori) che al momento però non soddisfa la casa di produzione, la quale da lì a poco chiede allo scrittore una nuova versione, della quale però nessuno, anche per il fatto che il progetto del film naufragò subito, ha mai saputo nulla.

Fino a oggi. Adelphi, che sta rieditando l'opera omnia di Gadda, nella nuovissima collana di e-book «Microgrammi» (nata sull'onda dell'emergenza Coronavirus e delle librerie chiuse), pubblica un inedito assoluto: trenta veline manoscritte che Giorgio Pinotti ha ritrovato tra le carte dell'archivio privato gaddiano di Arnaldo Liberati, a Villafranca di Verona, proprio mentre lavorava all'edizione filologicamente definitiva del Pasticciaccio uscita da Adelphi nel 2018. Eccola qui la «sceneggiatura minore» (come la chiama Gadda, ma forse è meglio parlare di soggetto o riassunto) rielaborata nell'estate del '48: La casa dei ricchi (Adelphi, pagg. 50, solo in e-book, euro 1,99; a cura di Giorgio Pinotti), un piccolo testo, scorciato e asciugato rispetto al Palazzo degli ori, che diventa importantissimo per comprendere lo sviluppo del romanzo. Si tratta di 40 scene (e altrettanti «momenti visivi» con anche suggerimenti di inquadratura e note di regia) e una breve «Nota» introduttiva. Le prime, molto dettagliate e scritte con uno stile narrativo capace di invogliare i produttori, mettono in scena le complicità tra i vari personaggi, spiegano il legame tra i due crimini, cioè il furto dei gioielli e l'assassinio di Liliana, sviluppano elementi polizieschi classici come i pedinamenti e i confronti in Questura, inchiodano il colpevole (Virginia, la domestica-figlioccia di Liliana la quale, impossibilitata ad avere una prole, «giuoca alle figlie con la stessa intensità immaginativa con cui una bambina giuoca alle bambole») e svelano il movente dell'omicidio (la gelosia-invidia della giovane Virginia che vorrebbe prendere il posto della «Signora»). La «Nota», invece, illustra la dimensione investigativa della storia, diversa rispetto al romanzo. Gadda pensa a un giallo classico, con un inizio, un'indagine, piste diverse e uno scioglimento finale con tanto di colpevole: «Il presente racconto per film osserva nella procedura gli schemi del giallo: repentina introduzione del delitto nel decorso della vita apparentemente normale, sospensione, multiple ipotesi di colpevolezza via via eliminate e risolte». Come è noto, però, la chiarezza che il giallo aveva sullo schermo (o doveva avere, visto che il film non si fece), si perde del tutto nelle pagine del romanzo. E per fortuna, c'è da dire, visto che solo così com'è, è il capolavoro che sappiamo.

Per il resto, c'è ancora da sciogliere il groviglio del rapporto tra libro e cinema. Secondo la regola d'oro per cui i capolavori letterari non danno mai vita a film belli, e viceversa (il grande cinema nasce sempre da romanzi mediocri, unica eccezione forse Il gattopardo), dal Pasticciaccio nacque nel '59 il film Un maledetto imbroglio diretto da Pietro Germi, qui anche attore nel ruolo del commissario Ingravallo e di sceneggiatore (con Ennio De Concini e Alfredo Giannetti). Il risultato è un solido poliziesco in b/n e nulla più. Gadda non partecipò minimamente all'adattamento, finse di approvare la sceneggiatura ma ebbe persino vergogna ad andare alla prima del film.

Poi, nel 1983, dal romanzo, ormai un classico, fu ricavato lo sceneggiato televisivo in quattro puntate Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (si trova su Youtube) diretto da Piero Schivazappa con un magnifico Flavio Bucci nella parte del commissario Ingravallo. Ma Gadda, ormai, aveva finito di soffrire da dieci anni.

Titoli di coda.

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