nostro inviato a Brescia
Via Matteotti, uno degli accessi al quartiere del Carmine. Sul primo portone, il cartello di unagenzia investigativa. Sul secondo, il cartello «Vendesi»: lavviso più frequente in zona. Alle tre del pomeriggio non cè un viso pallido in circolazione: gente di tutte le etnie, facce di ogni colore, ma italiani zero. O sono chiusi in casa, o girano al largo dalla suburra di Brescia. Sui muri è appiccicato qualche manifesto contro le ronde, perlopiù strappato: «Brescia è antifascista». «Non è questione di essere fascisti o no - dicono al bar I Chiostri di via San Faustino - è che gli stranieri qui sono i padroni assoluti».
Nel dedalo di vicoli che si intrecciano alle spalle di piazza della Loggia, i negozi italiani rimasti sono tre: una bottega di targhe e timbri, un parrucchiere e il pastificio Franzoni. «Dieci anni fa veniva gente da Milano a comprare tortellini e ravioli - dice il titolare, che aprì nel 1942 - adesso basta». Al Carmine le insegne sono «New Islamabad», «Little Senegal», «Antica India», «Africa Market». Kebap, macellerie helal, pizza egiziana, phone center, internet point. Cinesi ovunque. Donne velate. Bazar di artigianato esotico. La chiesa ortodossa dedicata a San Nicola. Un pullulare di agenzie per stranieri, dove si possono acquistare biglietti aerei, fare le pratiche per visti e permessi di soggiorno, ottenere prestiti, mandare soldi in patria. Nellaria lodore che si respira nel suk di Marrakech.
Il Carmine è unenclave in mano ad africani e asiatici dove gli italiani vivono da stranieri in patria. E sono esasperati. «Xenofobia? Non so cosa significhi questa parola - dice unanziana signora davanti alla chiesa dedicata a San Giovanni Evangelista -. So soltanto che ti guardi attorno e vedi unicamente neri. Vivono a gruppi, stazionano agli angoli delle strade e davanti ai negozi, le vie sono strette e per passare devi chiedergli permesso. Dormono in strada, sputano, pisciano, lasciano rifiuti dappertutto. A volte si esce la mattina e si trova il marciapiede sporco di sangue perché di notte cè stata una rissa con i coltelli. A noi donne ci guardano in un modo che non le dico. Sarà anche vero che la delinquenza in senso stretto è diminuita, ma vivere in queste zone è ancora impossibile».
Qualche anno fa era pure peggio, la droga circolava come la birra e le prostitute da Nigeria e Brasile si mescolavano alle massaie che facevano la spesa. Oggi la microcriminalità è leggermente diminuita, la prostituzione si è spostata anche se viados e travestiti resistono a ogni ora del giorno appollaiati sulle loro seggioline. La delinquenza dilaga in zone come via Milano, i giardini di via dei Mille, la stazione. Ma si spaccia ancora, anche nelle immediate vicinanze del commissariato aperto qualche anno fa nel cuore del Carmine dalla giunta di sinistra sconfitta alle elezioni dellanno scorso. «Operazione un po propagandistica - dice un edicolante - perché di fatto è un ufficio passaporti. Sono pochi gli agenti mandati a pattugliare le strade». Qualcosa è stato fatto per migliorare le condizioni del triangolo maledetto che sorge a ridosso del centro di Brescia, appena oltrepassati la Loggia e il Duomo, dove sembra che corra un invisibile confine tra due città. È stato varato un piano di risanamento edilizio, le vie sono selciate col porfido, sui marciapiedi sono piantati paletti di ferro contro i parcheggi abusivi, intere strade - come via Giovita Scalvini - sono controllate da telecamere collegate con la polizia. Sono rientrate le proteste dei comitati che avevano stampato volantini con i numeri di telefono degli spacciatori: il risultato fu che, la mattina dopo, tutte le auto con targa di Brescia avevano le gomme tagliate.
«Il problema non è soltanto la delinquenza - spiega Marco Stellini, presidente dellassociazione civica Brescia In -, è la vita quotidiana. Le case sono sovraffollate, gli immigrati le affittano e poi le sub-affittano, un letto vale 10 euro a notte, 100-150 per un mese, in un appartamento di 80 metri si stipano anche dieci stranieri. I prezzi degli alloggi sono così alti che possono permetterseli soltanto spacciatori e prostitute perché molti vengono sfruttati dai loro connazionali a 2-3 euro lora per fare i manovali o gli imbianchini. Con la crisi aumenta la pressione di chi è senza lavoro. E siccome le case sono piene, questa gente è costretta a ritrovarsi per strada creando enormi disagi.
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