Aspettavamo il crollo del governo Prodi, ci tocca il divorzio dallUdc. Con 180 voti favorevoli il rifinanziamento della missione misto guerra in Afghanistan è passato anche al Senato, Prodi dunque è salvo. Il sofisma dei numeri e dellapporto decisivo dei senatori a vita ci ha oramai logorati più di quanto lo sia il governo azzoppato del professore. E se il problema, tutto politico, della insufficienza della politica estera del centrosinistra sarà il tormentone delle prossime settimane, non farà meno discutere la formalizzazione del distacco dellUdc dalla Casa delle libertà. Dopo Follini, infatti, anche Casini e i suoi ex «berlusconiani» hanno offerto il braccio o la stampella al governo claudicante che muore dalla voglia di sopravvivere.
Sarebbe il caso che le attenzioni dei tre cavalieri della tavola delle libertà si concentrassero sul figliol prodigo Pierferdy, che di tornare nella casa del padre pare non abbia nessuna intenzione. Gli si liquidi allora la quota di eredità e lo si mandi «in centro» a equivicinarsi! I sondaggi prodigiosi di Berlusconi ci dicono che il centrodestra è in testa anche senza lapporto dei democristiani? Bene, se ne prenda atto e si proceda senza remore: il tempo è scaduto.
Del resto quella della opposizione interna alla Cdl e del martellamento autolesionista da parte dellUdc - Tabacci una volta venne dipinto dal Cavaliere come la sua «spina nel fianco» - è una lunga storia. Basti ricordare i capricci di Follini, allora vicepremier, quando invocava la fantomatica «discontinuità».
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