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Nella Chinatown romana l’unico made in Italy che resiste è il gelato

Fuori dalla porta, in strada, l’odore di riso saltato al curry, di spaghetti alla piastra, di involtini primavera. Dentro, il sapore dei «sampietrini con la panna» e dei «tramezzini al gelato». Il «Palazzo del Freddo», per i romani semplicemente Fassi, dal cognome degli storici proprietari, oggi è l’ultimo fortino del Made in Italy che gli asiatici del quartiere Esquilino, la cosiddetta Chinatown romana, non sono ancora riusciti a espugnare. Il prossimo 23 giugno la più antica gelateria d’Italia (situata in via Principe Eugenio 65) compie la bellezza di 130 anni. Mica male. La missione della premiata ditta è continuare a difendere con i denti e con la gola dei clienti, il simbolo della propria italianità nel quartiere più multietnico della capitale. Tra l’altro la difende con prezzi decisamente più abbordabili rispetto a molte gelaterie snob tanto in voga della capitale.
«I nostri sono prodotti naturali quasi esclusivamente provenienti dall’Italia, ma la nostra è una clientela multietnica. Del resto qui i cinesi hanno colonizzato il quartiere», spiega Andrea Fassi, fiero di rappresentare quattro generazioni di bravi gelatai. Il suo trisavolo aveva cominciato nel 1880 vendendo semplici grattachecche. Centotrenta anni fa Giacomo Fassi aprì una piccola bottega in via Delle Quattro Fontane a Roma, poi quella attività ha attraversato la storia: dai pasticcini per Vittorio Emanuele III alle torte con la svastica commissionate da Adolf Hitler per la sua visita a Roma, quelle per il Duce, i gelati per la Croce Rossa americana durante la seconda guerra mondiale, sino alle ordinazioni di varie personalità istituzionali recenti.
Nel 1928 la famiglia Fassi si trasferì nel Palazzo dell’Esquilino, che all’epoca era abitato solamente da romani. Poi, negli ultimi anni, il quartiere è diventato una sorta di Chinatown. L’edificio di tre piani, attorno al quale ci sono negozi gestiti da asiatici e ristoranti cinesi, accoglie al piano terra i clienti per la vendita dei gelati e da un vetro è possibile scorgere i dipendenti indaffarati nel laboratorio.
«Qui in estate ogni giorno arriviamo a registrare migliaia di clienti» spiega Leonida Fassi di 78 anni che abita assieme agli altri parenti della sua grande famiglia nelle abitazioni agli altri piani del palazzo.
Fra i riconoscimenti alla ditta Fassi spicca l’attestato della Camera di Commercio di Roma per oltre mezzo secolo di attività con medaglia d’oro per fedeltà al lavoro e per il progresso economico. E ad esportare i propri prodotti non sono solamente gli orientali: il «Palazzo del Freddo» propone contratti di franchising negli Usa e in Cina, mentre già a Seul, in Sud Corea fornisce circa ottanta gelaterie. Non a caso, in occasione della festa dei 130 anni, sarà presente nella gelateria l’ambasciatore sudcoreano.
Tra i prodotti di punta ci sono i «Tramezzini» (gelati naturalmente) e il noto semifreddo «Sampietrino» ispirato nella forma alle pietre squadrate usate per la pavimentazione delle strade romane e il «Telegelato» un marchio registrato del 1928 quando Giovanni Fassi usò per primo il ghiaccio sintetico per confezionare i gelati per trasportarli fuori dai congelatori per diverse ore.

Questa trovata - narra la leggenda - permise a Italo Balbo di portarsi copiose scorte di gelato nella caldissima Africa. Eppure, secondo la leggenda, gli scopritori del gelato sono stati proprio i cinesi nel 500 avanti Cristo. Ma nella Chinatown di Roma il gelato è (ma forse ancora per poco) made in Italy.

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