Nella guerra tra Cina e Usa ci va di mezzo Chrysler: dazi super per le auto yankee

Nella guerra tra Cina e Usa ci va di mezzo Chrysler: dazi super per le auto yankee

Continua l’incubo Cina per Sergio Marchionne. Questa volta non si tratta di un’ulteriore dilatazione dei tempi relativa alla produzione di automobili nello sterminato Paese asiatico. A dare filo da torcere al top manager, sia nella veste di numero uno di Chrysler sia in quella di presidente dell’Acea, dal primo gennaio 2012, è il riacutizzarsi della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti con pesanti ripercussioni sui costruttori che esportano i loro prodotti dagli Stati Uniti a Pechino. La Cina, in pratica, temendo possibili dazi americani contro il dumping di moduli fotovoltaici, ha scelto di partire subito all’attacco prendendo di mira il settore automobilistico.
I dazi annunciati dal governo di Pechino variano tra il 2% e 12,9% e, nelle intenzioni, riguarderanno i veicoli importati con cilindrata superiore a 2.5 litri. Tra le case colpite, troviamo l’italo-americana Chrysler (da qui la grana per Marchionne) e la General Motors. Quindi ci sono le europee Bmw, Volkswagen e Mercedes i cui «satelliti» americani esportano in Cina. E Marchionne, in qualità di presidente dell’Acea e portavoce dei costruttori europei, dovrà contribuire a dipanare la matassa trovandosi proprio in mezzo ai due contendenti.
Le vetture che dagli Stati Uniti partono per la Cina non sono tantissime (nel Paese asiatico sono molto graditi i Suv) e, già ora, sono oggetto di dazi non indifferenti. I rincari, quindi, si attesterebbero sul 25%. Per Chrysler il grande mercato asiatico rappresenta circa 25mila veicoli, tra Jeep Wrangler e Grand Cherokee, mentre per l’altra americana, Gm, l’export in Cina riguarda soprattutto le grosse Cadillac (Ford non è coinvolta in quanto non vi spedisce auto).
Il problema non si porrebbe per Chrysler se fosse già operativa, dal punto di vista industriale, la joint venture con il gruppo Gac (Guangzhou Automobile). Gli accordi, a questo proposito, prevedono che l’inaugurazione del nuovo stabilimento avvenga nel 2012. È in agenda, invece, nel 2014 la produzione di una Jeep sulla falsariga dell’attuale Cherokee.
Al di là dei numeri piuttosto contenuti, la vera minaccia che i costruttori occidentali e le associazioni che li rappresentano si pongono, riguarda la possibile crescita sul territorio cinese di un’industria capace di costruire autonomamente modelli di categoria «premium». E questo come diretta conseguenza delle barriere poste dal protezionismo. La domanda di ammiraglie e grossi Suv nel mercato più grande del mondo risulta, del resto, in aumento.


Il super dazio imposto dai cinesi non fa altri che aggravare la guerra tariffaria con gli Usa e arriva tre mesi dopo che l’Organizzzazione mondiale del commercio aveva respinto il ricorso di Pechino contri i dazi applicati, questa volta in America, all’import di pneumatici.

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