Nelle regioni di sinistra è corsa all’aborto facile

Claudio Burlando deve arrendersi a Nichi Vendola: la sfida delle Regioni abortiste la vince la Puglia, dove oggi o al più tardi domani verranno soffocati i primi feti con la somministrazione ordinaria della pillola Ru486. Il governatore della Liguria deve così accontentarsi dello schiaffo morale rifilato all’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, Angelo Bagnasco, che alla vigilia delle regionali aveva chiesto un voto per la difesa della vita: oggi in Liguria ci sarà la riunione con ginecologi e primari della rete ginecologica per definire le modalità di applicazione omogenee della somministrazione della pillola. La prima attività della Regione Liguria dopo le elezioni è così quella di organizzare gli aborti.
Un’altra regione di sinistra come la Toscana si prepara al nuovo metodo di interruzione di gravidanza ricevendo oggi nel magazzino farmaceutico centralizzato di Migliarino, in provincia di Pisa, le prime forniture della Ru486. Ma sono proprio quelle amministrazioni «premiate» dalle scelte dell’Udc a spingere sull’acceleratore in favore dell’aborto. In Puglia, per l’appunto, dove la corsa solitaria di Adriana Poli Bortone ha spianato la strada a Vendola, sono già programmati i ricoveri. L’unico ritardo potrebbe essere dovuto all’arrivo dei blister da 30 pillole, ma alle donne che ne hanno fatto richiesta verrà sicuramente somministrato il «farmaco» entro venerdì. Anzi, al Policlinico di Bari si discute già sull’opportunità di sveltire le procedure evitando se possibile anche il ricovero delle pazienti. «Pur se lascia alcuni margini di discrezionalità alle Regioni, l’Agenzia italiana del farmaco indica quale modalità principe per i pazienti sottoposti a trattamento Ru486 il ricovero - spiega il direttore generale del Policlinico di Bari, Vitangelo Dattoli - Per questo ci atterremo a questa indicazione applicando il ricovero in regime ordinario». Ma la riunione con i ginecologi non obiettori della Puglia si terrà solo la prossima settimana, quando cioè i primi aborti saranno stati già eseguiti.
In Liguria, dove l’Udc ha promesso di portare in maggioranza i valori cattolici, la distribuzione della pillola avverrà con modalità «omogenee», mentre Veneto e Piemonte, dove i centristi speravano di far perdere i candidati leghisti, i neo governatori Luca Zaia e Roberto Cota hanno annunciato i loro tentativi di ostacolare l’aborto con la Ru486. Sfida difficile, dopo le direttive a livello nazionale, ma comunque significativa sulla posizione assunta a livello politico. La mancanza di altre «accelerazioni» nel resto delle regioni italiane conferma la particolare solerzia di alcune amministrazioni che si sono preoccupate per prime di come offrire alle donne la possibilità di abortire con la nuova pillola. In Lombardia, ad esempio, le scelte sembrano seguire soprattutto le richieste arrivate agli ospedali. Alla clinica Mangiagalli di Milano, una delle strutture all’avanguardia in Italia anche per numero di nascite, sono state ordinate ieri le prime forniture del farmaco, proprio a seguito delle prime richieste delle pazienti decise ad abortire.

Ci potrebbero volere un paio di giorni alla farmacia del Policlinico Ospedale Maggiore per spedire le pillole. Pillole che invece non sono state ordinate dal San Carlo Borromeo di Milano, dove non si sono ancora presentate potenziali pazienti. La corsa all’aborto farmacologico è appena iniziata.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica