(...) Per decenni i giornali di tutto il mondo scrissero di lui e dei suoi spettacoli, e il gotha internazionale faceva a gara per venire a Nervi ad ammirare gli spettacoli. Ha scoperto e lanciato ballerini di fama mondiale come Carla Fracci, ha contribuito alla notorietà di molti artisti italiani e stranieri. Tra i tanti, ha portato sul palco artisti come Rudolf Nureyev e Margot Fonteyn. Lo incontro nel suo studio, un bellissimo appartamento nel cuore del levante genovese. Su tutti i muri, decine di fotografie a ricordare, come se ce ne fosse bisogno, l'illustre passato del suo inquilino. In un angolo un teatrino delle marionette fa sfoggio di sé. Comincio con una domanda un po' impertinente, ma che nasce dal cuore: «Maestro, è ancora possibile organizzare i balletti a Nervi?». Mi risponde con la veemenza di un ragazzino: «Chi dice che non sono più i tempi è uno stolto! - tuona - Le risulta che l'Arena di Verona non abbia più spettatori? O che la Scala di Milano non produca più spettacoli? Certo, per fare una rassegna all'altezza bisogna lavorare molto, andare in giro a cercare le compagnie e studiarne le peculiarità. Non basta parlare con gli agenti che ti rifilano quello che vogliono loro per tappare dei buchi nelle tournee, bisogna sapere dove andare e a chi chiedere. I miei spettacoli li ho sempre organizzati così, non ho mai lasciato nulla al caso. Oggi come allora il pubblico è esigente, e se gli proponiamo cose di qualità sono sicuro che risponderà come allora». Gli chiedo allora perché Nervi non abbia più i suoi balletti. «Per trenta anni i balletti hanno avuto un successo planetario. Poi, un brutto giorno, qualcuno si è svegliato dicendo che la formula era diventata obsoleta. Si è così cercato di cambiare, non rendendosi conto che così facendo hanno segnato la loro fine. Inoltre è mancata la volontà politica di continuare: si è preferito spendere soldi nelle notti bianche e in altri eventi più popolari». Gli chiedo quindi cosa rendeva unici gli spettacoli. «Alla professionalità ed alla bravura dei ballerini aggiungevo sempre qualche particolare che rendeva ogni evento speciale. Per farle qualche esempio, una sera ho fatto donare alle signore del pubblico un bouquet di fiori che racchiudeva una lucina: può immaginare lo spettacolo di centinaia di luci che si muovevano al ritmo della musica».
Prima di andare, gli rivolgo un'ultima domanda: «Ma lei se la sentirebbe ancora di dirigere i Balletti nei Parchi di Nervi?». «Mi trovi qualcuno disposto a realizzarli, al resto ci penso io. Ho già in mente il titolo!».*Consigliere del Municipio Levante
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