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Nesi, vincitore annunciato di un premio scontato Fra noia, gaffe e televendite

Scontatissimo. Parola che ha il suo usuale significato di già visto, già sentito, sterile. Cui si aggiunge il significato commerciale: scontatissimo è anche ciò che viene venduto a un costo di molto inferiore alla norma e il cui valore, di conseguenza, si abbassa. Scontatissimo in tutti i sensi, lo Strega, questo 65° anno più degli altri.
Scontatissimo prima di tutto per risultato, la vittoria di Edoardo Nesi con il suo Storie della mia gente (Bompiani), memoir autobiografico sul declino economico del distretto tessile di Prato invaso dai cinesi. Così scontato che sembravano lontanissimi l’altra sera a Villa Giulia i tempi dei duelli testa a testa come Scarpa-Scurati, edizione 2009, o Pennacchi-Avallone, solo l’anno scorso, risolti sul filo di lana di qualche voto. Scontatissimo per finte e fioretti su esclusione e pari merito a titoli che fin dal principio si sapevano perdenti. E scontato per le richieste di autodafé che un Tullio De Mauro più cocciuto delle tre scimmiette ha lasciato inascoltate fino all’ultimo, visto che persino dopo la tripla proclamazione del vincitore annunciato, in diretta Rai ha dichiarato l’indipendenza di voto di una giuria la cui sovranità è da troppo tempo messa in dubbio.
Era l’anno del turn over obbligato dal gruppo Mondadori ad Rcs e puntualmente Rcs, che ha sostituito in corsa Se la fortuna è nostra (Rizzoli) di Aurelio Picca con il cavallo ritenuto adatto, ha vinto. Attenzione: «adatto», come ci hanno spiegato off record alcuni giurati, non è sinonimo di letterariamente valido. Niente da dire, ha vinto un ottimo libro. Ma quel che uccide la letteratura, nell’assegnazione dello Strega, è proprio che sia stato premiato indipendentemente dal fatto che sia un ottimo libro. Che gli editori confermino o no, le candidature allo Strega si decidono addirittura l’anno prima. Pur tentennando, all’indomani della vittoria di Nesi, il responsabile della narrativa italiana Mondadori Antonio Franchini ha dovuto ammettere che, pur non dando per certa la candidatura di Antonio Piperno per l’anno prossimo «Per il 2012 abbiamo delle idee, ma non abbiamo ancora preso una decisione definitiva».
Il lettore comune, che ignora le manovre svelate da un veterano del premio, l’«amico della domenica» Franco Cardini - «Noi giurati siamo martellati dalla case editrici. Non telefonano le segreterie, no, alzano la cornetta i mammasantissima nel mondo editoriale...» - si aspetta soltanto che la magica fascetta moltiplicacopie venga avvolta attorno al libro più bello di tutti. È così difficile, per gli stimatissimi «Amici della Domenica», accontentarlo?
Così scontato, poi, vedere il volto di Paolo Mieli in primo piano tv a qualche minuto dalla fine - circondato i soliti noti dell’editoria italiana e uffici stampa in ghingheri dai volti rilassati del tutto privi di ansia da competizione - che nemmeno s’è considerato come gaffe che il presidente di Rcs abbia frantumato il cerimoniale. Annunciando la vittoria ben prima che si snocciolasse l’ultima tornata di spoglio di voti ufficiali e passando la palla al conduttore perché doppiasse l’errore, tanto che il presidente di giuria Antonio Pennacchi ha dovuto prendersi a forza il microfono.
E dunque così scontata la diretta Rai che l’unico imbarazzante diversivo è stata l’invasione commerciale del Sole24Ore.

Proprio alla fine, nel momento del probabile e sperabile momento di massima attenzione dal pubblico tv, quello che doveva essere un breve annuncio sul Gattopardo, storico vincitore della 13a edizione del Premio, si è trasformato in uno spot per la testata quotidiana, con tanto di rassegna stampa degli argomenti del giorno dopo. E così allo Strega è toccata pure la televendita. Più scontato di così.

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