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«Nessun dietrofront nella lotta ai fannulloni»

Roma«Leggete troppo la Repubblica!». Il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha cercato di celiare quando ieri i cronisti gli hanno chiesto delucidazioni su un articolo dell’edizione Internet del quotidiano. «Sparite le norme anti-fannulloni!». «Restaurazione!». Il tono dell’articolo e le conseguenti accuse di retromarcia da parte di sindacati e opposizione lasciavano intendere un dietrofront. Ma così non è. «Quello di Repubblica è un falso e le strumentalizzazioni di queste ore sono davvero penose», ha dichiarato il portavoce del ministro che ha dovuto far ricorso a ben due comunicati nell’arco della stessa giornata visto l’incessante martellamento. Oggetto del contendere le modifiche alla manovra triennale del 2008 introdotte dal decreto anticrisi di luglio.
Reperibilità. In particolare, il controllo delle assenze per malattia dei dipendenti pubblici è stato riportato alla vecchia fascia oraria 10-12 e 17-19 come per i privati e non più all’arco 8-13 e 14-20. L’intervento, ha spiegato Palazzo Vidoni, è stato deciso «a seguito dei confortanti risultati del monitoraggio sulle assenze per malattia che il dipartimento della Funzione pubblica svolge mensilmente in collaborazione con l’Istat e che ha evidenziato una riduzione media annua delle assenze superiore al 35%». Il «dato clamoroso e senza precedenti» ha indotto il ministero a eliminare la disparità con i dipendenti del settore privato, soggetti a due intervalli di reperibilità entrambi di due ore.
Dialogo. «La modifica è il frutto del dialogo e del senso di responsabilità di governo e sindacato», ha spiegato il segretario della Cisl Funzione pubblica, Giovanni Faverin. Tuttavia Repubblica.it non si è limitata a enfatizzare questo cambiamento, ma ha evidenziato due altri presunti stravolgimenti: la certificazione medica riaffidata al medico convenzionato con il Servizio sanitario nazionale e l’abrogazione di alcune penalizzazioni economiche. Con il neanche tanto velato intento di alludere a una sorta di furia francese e ritirata spagnola del governo Berlusconi dinnanzi alla ritrovata vigoria dei pasdaran della Cgil («Un atto dovuto», aveva tuonato il segretario generale Fp-Cgil Podda).
Certificati. Anche in questo caso, però, non si tratta di una retromarcia. Il ministero ha infatti precisato che sin dalla circolare interpretativa della manovra triennale emanata dal dipartimento della Funzione pubblica nel settembre 2008 la certificazione dei medici di base veniva già accolta come legittima. Non è quindi obbligatorio rivolgersi esclusivamente alle strutture sanitarie pubbliche in caso di assenze superiori a dieci giorni o del verificarsi di più eventi che impediscano di lavorare. «La norma è stata confermata nel dl solo per fare chiarezza», precisa il comunicato.
Penalità. L’eliminazione di alcune decurtazioni relative a indennità e salario accessorio per i dipendenti in malattia, permessi, eccetera era stata già decisa dal ministro Brunetta. Tali correzioni avevano trovato spazio nel ddl sui lavori usuranti, fermo al Senato dallo scorso ottobre. Di qui la decisione di stralciare le norme e inserirle nel dl anticrisi. Ora i donatori di sangue o di midollo, i parenti di persone con handicap e i dipendenti affetti da gravi patologie potranno assentarsi senza soffrire alcun danno economico che si aggiungerebbe a una situazione di difficoltà o punirebbe un atto di solidarietà.
Polemiche. «Brunetta fa solo chiacchiere», ha attaccato il dipietrista Borghesi, mentre l’ex cigiellino ora nel Pd Nerozzi ha accusato il governo di essere «in totale confusione». Il tentativo di accendere un’altra polemica è stato subito rintuzzato.

Brunetta ha intenzione di continuare con la stessa determinazione la sua «rivoluzione» per una pubblica amministrazione «finalmente efficiente, trasparente e gentile».

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