«Nessun paragone con la crisi 2007, ma i listini resteranno nervosi a lungo»

Le Borse resteranno nervose e gli investitori devono muoversi con prudenza perché la visibilità è scarsa, ma quella in atto non è «una crisi paragonabile a quella iniziata tre anni fa con i mutui subprime». Ad assicurarlo è Massimo Greco, numero uno del risparmio gestito in Italia del colosso statunitense Jp Morgan: «Non siamo di fronte al baratro ma a una forte correzione dei listini, la situazione dovrebbe normalizzarsi in 2-3 settimane».
Dottor Greco, malgrado la crisi greca le Borse sembravano essersi lasciate alle spalle il panico del contagio, ma ieri c’è stato un nuovo tracollo. Che cosa è accaduto?
«Il mercato sta rimediando a un eccesso, commettendone un altro. Nei mesi scorsi le Borse erano salite troppo, dando per scontato una ripresa economica forte negli Stati Uniti. Si erano, però, dimenticate del problema del debito pubblico di molti Paesi e che le cartucce erano già state sparate tutte, visto che i tassi di interesse sono prossimi allo zero. Gli analisti più attenti avevano, peraltro, da subito guardato con scetticismo i rialzi di fine 2009 e della prima metà del 2010».
A spaventare sono la Grecia, le difficoltà della Spagna e i piani di austerity dei Paesi europei?
«La Grecia è un pretesto, se anche Atene ristrutturasse il debito non sarebbe la fine dell’euro. Il problema è che tutti gli Stati hanno aumentato il rosso, Francia e Germania comprese. Ora si teme che le manovre anti-deficit rallentino la ripresa».
Cosa consiglierebbe a un piccolo risparmiatore italiano che vuole investire?
«Posta la premessa che per avvicinarsi alla Borsa occorre un orizzonte di medio periodo, oggi la soluzione migliore è sottoscrivere un piano di accumulo. Così da investire con disciplina e sfruttare le oscillazioni che continuerà ad avere la Borsa».
E il rischio inflazione paventato dalla Bce?
«In Europa è un problema che non si pone, almeno fino a quando la capacità produttiva rimarrà così sottoutilizzata».
Alcuni ipotizzano, però, che l’Europa possa battere moneta con cui domare il debito pubblico e quindi produrre inflazione...
«Creare inflazione è molto più difficile che combatterla. La dimostrazione è il Giappone che è da 15 anni in deflazione e, malgrado gli sforzi, non riesce a rimediare alla situazione. Diciamo che un po’ di inflazione farebbe bene, ma sarà molto difficile arrivare a questo risultato».
Come si muoveranno i tassi di interesse in Europa e negli Usa?
«La Banca centrale europea resterà immobile.

La Federal Reserve, anche in considerazione del buon andamento dell’economia statunitense, potrebbe invece tornare ad agire sulla leva dei tassi tra la fine di quest'anno e l’inizio del prossimo. L’attesa è per un rialzo modesto, probabilmente un quarto di punto, ma sarà il segnale che la tendenza si sarà invertita».

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