«Nessun pareggio la vittoria andrà ai moderati»

«Nessun pareggio la vittoria andrà ai moderati»

Adalberto Signore

da Roma

Due ore e dieci minuti di conferenza stampa, ventitrè domande dei giornalisti presenti a Villa Madama e, prima volta da quando è a Palazzo Chigi, nessuna introduzione. Silvio Berlusconi chiude così, con un altro record, il 2005. Perché non era mai accaduto che nell’incontro di fine anno con la stampa il premier decidesse di rinunciare al preambolo (che negli anni passati era andato vicino a durare anche un’ora) cedendo subito il passo alle domande dei cronisti.
Elezioni. Il presidente del Consiglio conferma che si voterà «il 9 aprile» e quindi «le Camere si scioglieranno il 29 gennaio». «Resta da discutere - spiega - la data delle amministrative».
Moderati. Sull’esito del voto, Berlusconi è ottimista. «Il pareggio - dice a chi gli chiede un parere su un’eventuale Grosse Koalition alla tedesca nel caso dalle urne esca un risultato di equilibrio - non è possibile. Sono sicuro, saranno i moderati ad avere la fiducia degli italiani». Poi si affida alla consueta metafora sportiva: «Siccome in Italia noi moderati giochiamo fuori casa perché la sinistra ha in mano molti gangli del Paese, nella partita tra opposizione e moderati il segno da giocare in schedina è 2 fisso». Con una previsione: «Immagino che dopo la nostra vittoria, una parte di quelle forze del centrosinistra che si ritengono al centro, non possano restare nell’Unione ma si spostino dalla nostra parte». «E dopo il voto - aggiunge - le forze maggiori della Cdl si fonderanno in un partito unico».
Quirinale. Berlusconi, poi, lascia intendere di non essere interessato, in caso di vittoria elettorale, alla presidenza della Repubblica perché «pensando a una riconferma, credo sia opportuno che io continui il lavoro iniziato in questi cinque anni».
Legge elettorale. La riforma elettorale, dice il premier, «è soddisfacente». Certo, «tutto è perfettibile» e «poteva essere pensata con alcuni accorgimenti», ma «ciò che s’è fatto è quanto era possibile tenuto conto delle diverse sensibilità presenti nella coalizione». «È vero - aggiunge - francamente non credevo fosse possibile che un Parlamento eletto con il maggioritario votasse una legge che reintroduce il proporzionale con tutte le conseguenze che ne derivano. Sono sicuro, per esempio, che in Sicilia non ci sarà più il 61 a 0 del 2001. Per noi ci sarà un risultato vicino ai 40 eletti, pertanto 21 di loro non saranno eletti. Per questo li ringrazio». E «non ritengo realistica», aggiunge, l’ipotesi che questa legge cancelli il bipolarismo e rilanci il Grande centro.
Tridente. La legge proporzionale, però, induce i leader dei partiti a competere anche con gli alleati, «come già accade alle Europee». Quindi «sì» al tridente, anche se tra le tre punte della Casa delle libertà «non ci saranno attacchi». Semplicemente, «ciascuno cercherà di ottenere il massimo dei voti». È anche per questo che Berlusconi si dice disponibile a confronti televisivi con i leader dell’Unione.
D’Alema. Sulla querelle intorno alla barca del presidente dei Ds (acquistata con un leasing alla Bpi di Gianpiero Fiorani) il premier limita le polemiche perché nell’operazione di D’Alema «non c’è nulla di irregolare». «Mi basta», aggiunge con un sorriso, «che i suoi elettori» sappiano che «il leader di un partito che si presenta come proletario dispone di una barca». «Questo mi rende felice».
L’economia. Si passa alle questioni economiche e il premier tira un sospiro. Poi ammette: «Capisco che gli italiani si aspettavano miglioramenti diretti nella loro vita che, francamente, non si sono verificati». È la prima volta da quando è a Palazzo Chigi che Berlusconi dà una sterzata così decisa alla sua strategia di comunicazione. Una scelta evidentemente ragionata e per nulla casuale. Confermata solo qualche minuto dopo quando ribadisce il concetto senza esitazioni: «Ho chiarissima la situazione economica dell’Italia e di tante famiglie, anche il ceto medio è stato toccato». Però - spiega - la ragione non sta nell’operato del governo che «meglio non poteva fare». I problemi sono stati altri: l’euro (che ci penalizza con un tasso di cambio «svenduto da Prodi»), l’11 settembre, il caro-petrolio. Insomma, «tutto il bene fatto è stato azzerato dal male venuto dalla situazione internazionale». È per questo che, annuncia, «dovremmo utilizzare gennaio» per spiegare perché «il contratto con gli italiani è stato integralmente rispettato». Un esempio è quello della Pubblica amministrazione. Berlusconi ha parole di elogio per il ministro dell’Innovazione Lucio Stanca («l’uomo migliore» per quel posto, «non certo uno qualsiasi») e spiega che «da giugno i cittadini potranno chiedere informazioni via Internet a tutte le amministrazioni dello Stato, facendo tutte le pratiche che prima si ottenevano solo andando a fare la coda agli sportelli». Insomma, «mentre il governo ha rispettato gli impegni», la sinistra è stata «la palla al piede del Paese» e «per affermare il suo potere punta ad aumentare le tasse».
Bush e Putin. Sull’intervento in Irak, invece, il bilancio è positivo (una «success-strategy») ma se «davvero è stato usato il fosforo bianco» a Falluja «è assolutamente inevitabile una condanna». Forse è stato un bene - aggiunge - che non sia riuscito a convincere George Bush a non fare la guerra perché «quest’anno per gli iracheni ci sono state tre chiamate al voto» e ora «possiamo guardare con speranza alla democrazia». Il rischio attentati in Italia «resta» e anche «i comizi del presidente del Consiglio sono diventati, ahimè, un obiettivo sensibile». Berlusconi parla anche di Vladimir Putin e difende il suo rapporto di amicizia col premier russo: «È fieramente anticomunista.

Ha subito l’assedio di Stalingrado e ha avuto la famiglia sterminata...».
Ciampi. Le ultime parole sono per Carlo Azeglio Ciampi: «Vorrei dirgli un grazie particolare perché ci ha sempre supportato e offerto il suo giudizio. Davvero gli sono personalmente grato».

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