«Nessun taglio alle pensioni Inpdap Anzi, più aumenti»

(...) Un allarme che nasce soprattutto da una errata interpretazione della legge da parte degli stessi pensionati.
Direttore, i soldi indietro sono stati chiesti?
«Sì, tutto nasce dall’applicazione delle norme contenute dalla legge finanziaria del 2008. L’ultima del governo Prodi».
Che ha tagliato le pensioni Inpdap?
«No. Che ha cambiato l’iter per ottenere le detrazioni d’imposta per carichi di famiglia. Cioè come fare per pagare meno tasse per familiari a carico, figli, coniugi e disabili soprattutto».
Cosa è cambiato?
«Che prima queste detrazioni venivano rinnovate di anno in anno. Dal 2008 si deve dichiarare di averne ancora diritto. Ogni anno potrebbe cambiare il numero di figli che lavorano oppure no, la composizione del nucleo familiare».
E chi prima faceva finta di nulla ma non aveva più diritto a detrazioni?
«Sulla pensione gli venivano concesse, ma poi arrivava il conguaglio in sede di dichiarazione dei redditi. Sempre che gli interessati la facessero».
Cioè, chi non faceva dichiarazione continuava a prendere indebitamente soldi?
«Esattamente. Cosa che capita spesso quando si tratta con pensionati che non hanno altre fonti di reddito e presentano solo il Cud. È per questo che è stata cambiata la norma. Per evitare questa evasione».
Insomma, questi pensionati, anche se in alcuni casi involontariamente, sono evasori fiscali. E avete presentato loro il conto?
«Intanto non abbiamo fatto tutto in un giorno. Quando è entrata in vigore la norma, abbiamo mandato, nel marzo 2008 un invito a tutti i pensionati a recarsi presso un patronato, a un Caf o alle nostre sedi per verificare se avevano o meno diritto alle detrazioni».
E hanno fatto finta di niente?
«Stiamo parlando di pensionati che magari faticano a capire di doversi muovere, di chiedere spiegazioni, di confrontarsi con il mondo della burocrazia. Comunque a settembre abbiamo rimandato la lettera a tutti, per raccomandata. Abbiamo riaperto i termini».
Ancora niente?
«C’è chi è venuto, molti no. Poi i conguagli dovevano partire, non si poteva violare la legge. Molti non avevano più diritto, alcuni senza saperlo perché magari si sono sempre affidati a un commercialista».
Così sono arrivate le richieste di restituzione delle somme incassate indebitamente dai pensionati?
«Sì, ma non da parte nostra. Sono soldi dovuti al Fisco, non tagli alla pensione risparmiati dall’Inpdap. Tra l’altro l’Agenzia delle Entrate avrebbe potuto bloccare lìintero assegno finché non fossero state restituite. Invece come ente abbiamo ottenuto di preservare almeno il minimo Inps, di 453 euro al mese».
Nessun errore da parte vostra?
«Un possibile margine di errore c’è sempre, ma è davvero minimo. In Liguria penso possiamo parlare di circa 200 casi. E comunque chi ce lo ha fatto presente entro il 3 marzo ha già ottenuto il rimborso integrale. Chi ci ha avvertito dal 3 al 18 marzo troverà la somma accreditata sul conto corrente ad aprile».
E ad aprile tutte le pensioni torneranno come prima?
«Appena finito di restituire il conguaglio dovuto gli assegni torneranno come prima, magari senza le detrazioni non dovute. Anzi, devo dire che nel 2009 sono state alzate sensibilmente le pensioni Inpdap, aggiornate con un indice alto. Poi magari in Liguria parte dell’incremento è ridotto dalle addizionali locali».
Possibile una novità a livello parlamentare?
«Dire di no. Ormai il caso è circoscritto e concluso. Il mio obiettivo è piuttosto quello di aumentare la rete di patronati e di assistenza a questi pensionati meno abituati a sfruttarla perché prima si trovavano i calcoli fatti dall’amministrazione presso cui lavoravano, poi hanno magari presentato solo il Cud o si sono rivolti a commercialisti».
L’ultimo problema è stato poi il tam tam tra pensionati, che ha ingigantito l’allarme, raggiungendo anche chi non aveva nulla da temere e ha riversato migliaia di persone negli uffici, che hanno inevitabilmente lavorato con maggiore fatica.

Il direttore ligure Paolo Sardi ha già comunque «tranquillizzato» anche il senatore del Pdl Giorgio Bornacin che aveva preso a cuore la vicenda. Tutto risolto. E stavolta un (bel) po’ di colpa ce l’avevano anche i pensionati.

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