Nessuna ideologia e molta magia: perfetto per l’epoca

Se qualcuno, anni fa, avesse detto che era possibile far crescere i figli tra un film interessante e l’altro, affezionandoli a una saga decennale e al rito obsoleto dell’andare al cinema, gli avrebbero dato del matto. Invece l’«operazione popcorn» è riuscita a Harry Potter, che giunge a conclusione: esce il 13 luglio Harry Potter e i doni della Morte. Parte Seconda, l’ultimo HP della serie col celebre maghetto. Il quale, ormai, è un mago fatto e finito: Daniel Radcliffe, nella fase finale del fantasy più atteso dell’anno, ha imparato a recitare (altro buon motivo per non mancare all’appuntamento, data la passata inespressività dell’attore) e a ventidue anni ha guadagnato 49 milioni di euro, con gli scherzetti della sua bacchetta. Né è andata meno bene, quanto a crescita generale, ai suoi sodali: Emma Watson, alias Hermione Granger, a vent’anni vale 22 milioni di euro e finalmente s’è potuta tagliare i lunghi capelli, che per contratto dovevano rimanere tali e quali. Quanto a Rupert Grint, cioè Ron, a 22 anni «pesa» 23 milioni di euro e si cava lo sfizio di baciare - era ora! - la sua Hermione.
I tre stregoncelli sono cresciuti e, dopo dieci anni di leale servizio all’ombra delle cineprese, hanno un bel conto in banca. Ma quel che più conta, nell’HP8 preceduto da una sequela di figurine Panini, sbarcate in edicola per perpetuare un altro antico rito - incollare a un album i propri eroi preferiti - è il trionfo del Bene sul Male. Trionfo che non avviene in modo banale, ma nel più epico, duro e avventuroso dei modi. Si tratta di un’opera adulta (la preferita dall’autrice J.K.Rowling), spinta dall’ambizione di posizionarsi tra i film d'autore. Il regista David Yates voleva chiudere in bellezza, puntando su una tensione costante, tipica dei film di guerra dal ritmo veloce.
Il nucleo dell’ultimo film della serie si concentra intorno al concetto di lotta per affermare la superiorità della dote più rara tra gli umani: la bontà. Poca ideologia, abbondante nel muscoloso Capitan America, e molta magia. Ecco perché questo film è più attuale di quello che vedrà protagonista l’eroe della Marvel (non a caso gli Studios tremano, il successo non pare assicurato). Ma torniamo al nostro Harry, che deve distruggere gli Horcrux, nei quali Lord Voldemort ha imprigionato la propria anima maligna. Egli non esiterà a immolarsi per salvare i suoi amici: il bene non è gratis, bisogna sfidare la morte e il Signore Oscuro all’ultimo colpo d’incantesimo.
Nell’HP8 le scene d’azione abbondano, tra caverne buie, manici di scopa e i nostri eroi in bilico su acque perigliose, mentre Hermione si trasforma in una specie di Lara Croft. Nel combattimento clou tra Potter e Voldemort, la suspence si spreca: la Bacchetta di Sambuco, prima nelle mani di Voldemort, torna in quelle di Harry con un controincantesimo sul filo di lana («Aveda Kedavra» dice Voldemort e il fuoco maledetto si scatena,ma Potter sa come annullarlo). Sebbene i cattolici osservino che, tra streghe e manici di scopa, un esubero di negromanzia agnostica si profila, va detto che i riferimenti evangelici in questa puntata sono molto numerosi.

Dall’iscrizione sulla tomba di James e Lilly Potter,tratta dalla Lettera di San Paolo ai Corinzi («L’ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte») al Discorso della montagna su un’altra tomba: «Dove si trova il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore». Come sempre: il bello è negli occhi di chi guarda.

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