Nettuno - Massacrato di botte, cosparso di vernice perché bruciasse meglio e quindi di benzina, infine dato alle fiamme. Una bravata, un gesto di intolleranza, di infinita stupidità, che ha portato al fermo di tre italiani, uno dei quali di 17 anni, tutti di Nettuno, per tentato omicidio. «Avevamo bevuto e preso droga, volevamo concludere la serata con un gesto eclatante», la loro confessione. Un gesto eclatante in seguito al quale lotta tra la vita e la morte Singh L., un clochard indiano di 36 anni, aggredito dal branco nella sala d’aspetto della stazione ferroviaria di Nettuno, comune del litorale a Sud di Roma.
Accade tutto in pochi istanti, poco dopo le 4 del mattino di ieri, quando alla sala operativa dei carabinieri arriva una telefonata anonima. «Correte in stazione, c’è un uomo che sta bruciando». La «gazzella» arriva e trova una scena terribile: «L’uomo si dimenava in terra cercando di spegnere le fiamme sui vestiti - racconta il maggiore dei carabinieri Emanuele Gaeta, comandante della compagnia di Anzio -. Gli abbiamo prestato soccorso e chiamato un’ambulanza del 118. Il poveretto è riuscito a dire poche parole, il suo nome e ciò che era accaduto». «Erano tanti, prima mi hanno dato calci e pugni, poi mi hanno gettato addosso qualcosa e dato fuoco», lo smozzicato racconto di Singh, che urla di dolore mentre viene trasportato agli Ospedali Riuniti di Anzio-Nettuno. Per i medici del pronto soccorso la situazione è grave, si rende necessario il trasferimento in una struttura specializzata. Poco dopo Singh entra nel reparto Grandi ustionati del Sant’Eugenio, a Roma. «Le condizioni del paziente sono preoccupanti ma non è in pericolo di vita - spiega il primario Paolo Palombo -. Le ustioni di terzo grado sono sugli arti inferiori, alle mani e sul collo. La prognosi resta riservata».
Le indagini puntano subito alla pista razzista anche se, secondo il sindaco, il clima in città fra nettunensi e immigrati non sarebbe pesante. Mentre gli uomini del Ris refertano boccette di vetro e una latta sporca di benzina, gli uomini del nucleo operativo si concentrano su un gruppo di giovani noto per le scorribande notturne. Nel pomeriggio una decina di ragazzi viene interrogata davanti al pm della Procura di Velletri e a un magistrato del Tribunale dei minori di Roma. Poi il cerchio si stringe attorno ai tre. Un gruppo violento, secondo gli inquirenti, alla ricerca di un barbone al quale «dare una lezione». A quell’ora la stazione di Nettuno è deserta, alle 23 il capostazione se ne va e quel luogo diventa terra di nessuno. Neanche una telecamera interna a sorvegliare quella che è una vera terra di nessuno, ostaggio negli ultimi mesi da vandali e writer che hanno spesso provocato danni ingenti ma che ieri non si sono accontentati soltanto di distruggere. A soccorrere gli inquirenti soltanto le riprese effettuate dal sistema di sicurezza di una banca vicina.
Molto turbata la comunità indiana che vive tra i comuni di Anzio e Nettuno, circa 5mila persone occupate per lo più nelle serre della campagna locale. «Siamo gente tranquilla, che lavora in campagna e non ha tempo per fare altro, se non stare con la famiglia - dice Ajit Singh, presidente dei Sikh di Anzio -.
In Italia stiamo molto bene e non ci sono mai stati problemi con la gente qui. È la prima volta che assistiamo a un episodio così violento. Siamo preoccupati». Solidarietà agli stranieri è stata espressa nel pomeriggio con una manifestazione a Nettuno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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