Niente audizione per il sindaco Il mirino della Dia sulla ’ndrangheta

È saltata all’ultimo momento l’audizione in consiglio comunale del commissario Letizia Moratti prevista per ieri con all’ordine del giorno l’organizzazione dell’Expo. Un rinvio, come si legge nella lettera inviata solo un paio d’ore prima al presidente Manfredi Palmeri, chiesto dal sindaco in vista «della relazione semestrale» in programma per martedì prossimo davanti al Bie di Parigi. Immediate le polemiche in un consiglio che si è comunque riunito. E risolto in un’oretta scarsa di inutili interventi sull’assenza del sindaco. «Ci vuole più rispetto per le istituzioni - - ha tuonato Basilio Rizzo (Lista Fo) - La scadenza del Bie era nota da tempo. Non è che noi dobbiamo essere tenuti all’oscuro di qualcosa? Il consiglio comunale non è un pranzo che si disdice con una telefonata». Il sospetto è che in questi giorni si stia ancora discutendo delle aree. «Nessun retroscena. Una decisione giusta - assicura il capogruppo del Pdl Giulio Gallera - Il momento migliore per discutere sarà proprio alla fine dell’iter di assegnazione». Magari giovedì 25. «Ancora una volta - accusa il capogruppo del Pd Pierfrancesco Majorino - è venuto a mancare un collegamento tra il sindaco e la città».
Intanto la Direzione investigativa antimafia torna a lanciare l’allarme ’Ndrangheta. Serve un «razionale programma di prevenzione» che consenta di bloccare le possibili infiltrazioni, scrive nella relazione al primo semestre 2010, auspicando che l’azione dello Stato «coinvolga non solo le autorità istituzionalmente deputate alla vigilanza, ma anche tutti i soggetti coinvolti» e «consenta di individuare per tempo eventuali criticità». Il cosiddetto «ciclo degli inerti», la cantieristica e la logistica collegata, la manodopera e le bonifiche ambientali «costituiscono i settori maggiormente esposti al rischio di infiltrazione dell’intero indotto che si muove attorno alle grandi opere, agli appalti pubblici e privati».

Secondo la Dia il «condizionamento ambientale» delle cosche su parte dell’economia lombarda, va inteso come «partecipazione ormai pacificamente accettata di società riconducibili ai cartelli calabresi a determinati segmenti, in espansione, del settore edile, sia pubblico che privato».

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