Niente carcere per gola profonda

da Milano

C’era «100 lire», l’uomo in divisa che passava le notizie della banca dati del Viminale, c’era «Bancomat», il collega per le notizie bancarie, e poi «Flo» e «Spagna» per le operazioni coperte. Mille nomignoli per tutelare l’esercito segreto che girava le notizie riservate ai due capi filiera degli 007 privati al soldo di Telecom: Emanuele Cipriani e Marco Bernardini. Cipriani con la sua Polis d’Istinto, sospetta la procura, creava fondi neri e pagava investigazioni illegali. Ora s’affaccia anche lo spettro della corruzione politica. Lo si capisce dalla «operazione Fiordaliso» con la quale Cipriani in «pronto cassa» anticipa soldi per consulenze sospette, pagate poi maggiorate da Telecom. Con probabili «finalità corruttive», scrive il gip Paola Belsito.
Nel mirino anche quelle svolte da Margherita Fancello che si vede consegnare cash 150mila euro in un bar di via Veneto a Roma. Per quale motivo? Mistero. La donna ha ricevuto tra il 2001 e il 2004 ben 1,055 milioni di euro da Telecom. Bernardini, romano, classe 1958 e presidente del Cda della Detector, è un personaggio tutto da scoprire. Ha una causa con il Sisde che, a suo dire, avrebbe interrotto la collaborazione. La sua agenzia di investigazioni, che aveva sede a 50 metri dal Viminale, è intestata a una signora che risulta residente per l’anagrafe in un campeggio alle porte di Roma. È il primo ad aver confessato di aver svolto indagini su grandi imprenditori per conto di Telecom.

Per il gip Bernardini ricopre un ruolo di vertice nell’organizzazione facendosi strada «nei rapporti con i due grossi gruppi interessati e diviene così compartecipe di possibili ingenti introiti raggiungibili a mezzo delle illecite attività investigative».

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