Niente commedie, è un dramma la primavera del cinema italiano

Da venerdì prossimo al cinema La fisica dell’acqua, il thriller con Amendola e Cortellesi. E sono in arrivo altri gialli e un horror

Niente commedie, è un dramma la primavera del cinema italiano

Roma - Ci vogliono ancorati alla commedia, imbalsamati ai tempi del Sorpasso, congelati nel freezer dei Vanzina e immobili, come nel flash-mob, in attesa del salvifico cinepattone d’ordinanza. Eppure gli italiani, pubblico ed esercenti, cinematografari e registi e cinéfagi tutti, sono molto più in là di tali ristretti orizzonti di gloria. La gente che ama il cinema e lo fa, fruendolo o impegnandosi economicamente in produzioni quasi eroiche, desidera la varietà di genere. E, a volte, la trova con difficoltà in sale, che a momenti chiudono.

Però noi italiani siamo cape toste, come dimostra lo strano caso della Fisica dell’acqua (dal 30 aprile), thriller psicologico di Felice Farina, che s’è ripreso il suo film anomalo direttamente in tribunale. Dove il fallimento della casa produttrice (la Lancia Film di Beppe Attene) per sei anni aveva confinato, tra morosi e perdenti, un esempio di come si possa girare sul lago di Verbania, facendolo sembrare Loch Ness, perdipiù utilizzando due comiche facce da schiaffi come quelle di Claudio Amendola e Paola Cortellesi, in ruoli drammatici. Al festival di Pesaro La fisica dell'acqua ha vinto il premio del Pubblico, senza contare le piazze internazionali (da Villerupt a Karlovy Vary) che hanno apprezzato la storia surreale di un bambino cui uccidono il padre e al quale lo zio Claudio (Amendola) provvederà, non senza tormenti, rancori e visioni alla Dylan Dog.

«Questo è un film fatto con soldi pubblici, eppure ha avuto sorte travagliata. Mo’ vado a fa’ I Cesaroni, però Farina m’aveva fatto ritornare al cinema, con questo lavoro al quale tengo molto. Provo disamore, perché vedo a chi danno i soldi per girare... E per questo faccio solo tv. Eppure, qui c’è il pregio d’un film non databile, perché la storia psicologica racconta il mondo degli adulti - un mondo che fa paura -, attraverso gli occhi dei bambini», spiega Claudio Amendola, impegnato «in un viaggio ai bordi della coscienza» (così il regista).
A parte il (giustificato) lamento per tanta Odissea, è chiaro che le prossime uscite, a cavallo tra primavera inoltrata e afe estive, le porta l’onda anomala di nuove sperimentazioni. Il che conferma come i nostri film vadano verso un mercato sempre più globale, con poca voglia di ridere per ridere e tanta fantasia di varcare la soglia dell'horror e del dramma senza complessi. Contesta la «normalità» della vita Cosa voglio di più (esce il 30, dopo il battesimo al FilmFest di Berlino), storia di ribellione, firmata Silvio Soldini e interpretata, con furia sensuale, da Alba Rohrwacher, per la prima volta nuda sullo schermo, e da Pierfrancesco Favino, qui sposato e padre di due bambini. Entrambi percorrono, con la scorciatoia dell’eros consumato negli alberghetti, il sentiero d’una vita precaria, tutt’altro che rassicurante. Si direbbe Due vite per caso (dal 7 maggio), come titola l’esordio di Alessandro Aronadio, che sulla scorta di Sliding Doors costruisce vite parallele, con la rabbia di chi guarda avanti e trova il vuoto. Applaudito a Berlino e a Buenos Aires, il film aprirà il Mif di Milano, ma «è stato un parto: ci abbiamo messo quattro anni a presentarlo al pubblico, siamo giovani e vogliamo rischiare», dice la produttrice Anna Falchi. Magari, la presenza, nel cast, di Lorenzo Balducci, figlio del costruttore Angelo, finito sotto inchiesta, avrà compromesso la distribuzione. Ha rischiato pure Stefania Sandrelli, che non sarà giovane, ma esordendo alla regia con Christine Cristina (dal 7 maggio), drammatico biopic in costume della poetessa Cristina da Pizzano (Amanda Sandrelli), mostra una certa verve.

A rinnovare i fasti dell’horror italiano alla Argento, penserà poi Shadow, secondo film del cantante dei Tiromancino Arturo Zampaglione, che narra l’incubo di un ex soldato Usa (Jake Muxworthy) che per dimenticare il sangue visto in guerra si rifugia tra i monti.

Dove tra psicopatici e cacciatori di frodo, sarà incubo. E torna il cinema-verità delle periferie con La pivellina di Tizza Corvi e Rainer Frimmel e Secondo Tempo di Fabio Bastianello, mentre Backward di Max Leonida racconta una squadra di calcio di provincia.

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