Ha deciso: niente ricorso al Consiglio di Stato. «Dobbiamo rilevare limpossibilità materiale e temporale di predisporre un motivato ricorso poiché mentre non siamo ancora in possesso delle copie conformi alloriginale della ordinanza, non ci saranno i tempi tecnici per presentare alla cancelleria del consiglio di stato i motivi di gravame.
Attenderemo pertanto di leggere tale ordinanza, rinviando ogni nostro sforzo professionale alla trattazione del merito, fissata per ludienza del 6 maggio prossimo», dicono i suoi legali. Ma Vittorio Sgarbi non è certo tipo da fermarsi. E per protestare contro il mancato rinvio delle elezioni regionali a cui è convinto di aver diritto domani a mezzogiorno il capolista di Rete Liberal sarà davanti al Quirinale con cinque capre. «I loro nomi sono Esterina, Santora, Travaglia, Censura, Ordine dei Giornalisti. Il pastore si chiama Vittorio. Avremo con noi un cartello, Presepe Napolitano». Il critico darte ce lha con il presidente della Repubblica che non ha fatto nulla per sanare quello che secondo Sgarbi è un grave torto, malgrado la richiesta di «un intervento immediato entro la giornata di oggi (ieri, ndr), quale garante della Costituzione», per sospendere le elezioni nel Lazio. Sgarbi in particolare aveva spiegato che riteneva «il signor Montino e la sua giunta responsabili della situazione assurda e paradossale che ha comportato la violazione delle regole, per aver considerato le elezioni a scadenza naturale». Ma non basta. Il portavoce della lista, Roberto Amiconi, in una conferenza stampa allhotel Nazionale alla presenza dello stesso Sgarbi e del consulente politico-elettorale della Rete Liberal Diego Volpe Pasini, ha annunciato che per «le gravi illegalità che sono state compiute» oggi proseguirà la sua campagna elettorale nonostante il silenzio elettorale mettendo in atto una forma di «disobbedienza civile».
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