«Niente pandori, Natale rovinato»

In crisi l’azienda veronese, depositi pieni di merce, manca il rifornimento di materie prime. A casa 1.300 dipendenti

Verona è la capitale italiana dei dolci natalizi: pandori e panettoni Bauli, Melegatti, Paluani, Dal Colle sono tutti prodotti sotto l’Arena. Ed è una città in ginocchio, con centinaia di lavoratori messi a riposo forzato. «Tutto bloccato, da lunedì non riusciamo a consegnare nulla. Siamo stati costretti a chiudere la produzione», dice Gastone Caprini, consigliere delegato della Bauli, la prima azienda italiana di prodotti dolciari da ricorrenza.
Tutto fermo a dieci giorni da Natale?
«L’azienda è paralizzata. I magazzini sono pieni di merce, gli autotreni non possono circolare, non possiamo consegnare un solo pandoro. Per la nostra attività questa settimana è la più importante dell’anno, e siamo fermi. Lavorare è proprio impossibile perché non c’è nemmeno il rifornimento delle materie prime, uova, farina, zucchero, che riceviamo giornalmente».
Quindi non potete nemmeno fare scorte per il dopo sciopero?
«Non sapremmo dove mettere le merci, il piazzale è bloccato, i depositi sono pieni. Non c’è possibilità di sorta. Abbiamo esaurito quello che avevamo in produzione e poi abbiamo staccato i macchinari».
I dipendenti sono a casa?
«Abbiamo sospeso l’attività di circa 1.300 persone fra la fabbrica di Verona, quella che abbiamo a Romanengo in provincia di Cremona dove produciamo croissant, quella Doria di Orsago (Treviso) più altre unità produttive più piccole. Sono dipendenti fissi e stagionali, soprattutto qui a Verona dove è concentrata la produzione dei dolci natalizi. Stiamo decidendo se sarà opportuno chiedere la cassa integrazione o utilizzare le ferie maturate, è una valutazione che non abbiamo ancora fatto. Al momento comunque i dipendenti sono in ferie»
Ma non in settimana bianca...
«Di solito in questo periodo le linee produttive lavorano a ciclo continuo, 24 ore su 24, centinaia di autotreni vanno e vengono ogni giorno. Invece siamo fermi».
Avete fatto i conti dei danni?
«Ancora presto per quantificare con esattezza, ma sicuramente milioni di euro. Non recuperabili».
Era prevedibile un’emergenza del genere?
«Onestamente no. Si era ventilato nelle scorse settimane che ci sarebbe stato uno sciopero, ma i media non ne hanno dato un risalto adeguato. Credo che siamo stati colti tutti di sorpresa dalla determinazione di queste categorie. Tuttavia il problema più grosso non è lo sciopero, quanto i picchettaggi. Qualche federazione non aveva aderito all’agitazione ma anche loro sono stati immobilizzati da blocchi ai caselli, sulle tangenziali, ai centri commerciali».
Quando potrete rimettervi a lavorare?
«Prima bisognerà che siano riforniti i distributori, perché gli automezzi sono a secco. Poi scatterà la rincorsa di tutte le aziende in tutti i settori e ci vorrà qualche altro giorno».
La campagna natalizia è definitivamente persa?
«Deve pensare che queste sono le giornate di vendita maggiore e noi non siamo stati in grado di riassortire negozi, supermercati, iper, eccetera. Se noi non vendiamo adesso dobbiamo aspettare l’anno prossimo. Siamo stati colpiti ai fianchi, non voglio dire che ci hanno messo in ginocchio perché speriamo di riuscire ancora a recuperare qualcosa, certamente non tutto».


Cosa chiedete al governo che ha ascoltato i camionisti?
«Attraverso Confindustria abbiamo chiesto che sia consentito agli autotreni di circolare domenica in via eccezionale, magari si riesce a recuperare una mezza giornata. Speriamo che il governo capisca anche le nostre ragioni».

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