Niente Ponte e meno corsie alle auto L’Ulivo deraglia anche sui trasporti

Su 281 pagine, soltanto 5 parlano di infrastrutture. Penalizzate strade e autostrade, silenzio sull’Alta velocità

Gian Maria De Francesco

da Roma

«Una politica dei trasporti sostenibile». Il capitolo relativo alle opere pubbliche e alle infrastrutture del programma dell’Unione occupa appena cinque pagine, dalla 136 alla 140. Nonostante lo spazio esiguo se rapportato alle 281 pagine del volume, vi si concentrano alcune evidenti contraddizioni sia a livello concettuale che politico.
«Le autostrade del mare e l’integrazione dei porti con le reti ferroviarie e il loro potenziamento sono i nostri obiettivi più urgenti». Qualche riga più in basso, sempre a pagina 138, fa bella mostra di sé l’affermazione: «Altra priorità è l’integrazione con le grandi reti europee attraverso specifici interventi». I corridoi europei come il Lisbona-Kiev o il Berlino-Palermo sembrerebbero quindi fondamentali per lo sviluppo infrastrutturale del Paese. Ma, come già più volte ricordato, della realizzazione della linea ad alta velocità e ad alta capacità Torino-Lione non si fa nessuna menzione così come del Terzo valico ferroviario Genova-Milano.
Del ponte sullo Stretto di Messina, invece, se ne parla, ma alla fine del capitolo a pagina 140. «Proponiamo di sospendere l’iter procedurale in atto per realizzare le priorità infrastrutturali del Mezzogiorno». La Statale Ionica, i porti e il sistema autostradale e ferroviario vengono prima dell’unica opera che garantisce l’agganciamento, in primo luogo fisico, della Sicilia al resto dell’Europa.
Ma l’Unione in materia di mobilità non vede di buon occhio le quattro ruote considerato che le autostrade del mare e le reti ferroviarie vengono prima del trasporto su gomma. Con buona pace della Fiat, proprio nel momento in cui sta superando una crisi drammatica e avrebbe bisogno di un ulteriore slancio. E con buona pace di Prodi e di D’Alema che ai tempi in cui erano a Palazzo Chigi avevano affermato la necessità di costruire il ponte sullo Stretto. Per le imprese armatoriali, invece, «prioritario» è il rifinanziamento degli incentivi all’intermodalità. Per coloro che si muovono in automobile, invece, più zone a traffico limitato e più corsie pedonalizzate.
Se in città si dovrà usare l’automobile il meno possibile («riteniamo opportuno valutare anche la possibilità di ricorrere a politiche atte alla disincentivazione dell’uso del mezzo privato per le zone più congestionate»), gli innamorati delle autovetture potranno testare il proprio veicolo sulle nuove strade e autostrade. Il centrosinistra, però, si propone di modificare profondamente la legge sulle Grandi opere «per rendere generalizzato e inderogabile il ricorso alla valutazione di impatto ambientale». E un Comune o una Provincia potranno sempre trovare un cavillo per bloccare la costruzione di una strada, di un’autostrada, di un ponte o di una ferrovia. Poi, con una Polizia stradale potenziata e una Authority dei Trasporti nuova di zecca pronta a deliberare in materia di tariffe autostradali, anche la gita fuori porta potrebbe riservare sgradite sorprese.
Ultimo, ma non meno importante il trasporto aereo.

Bisogna integrare le reti di trasporto europeo con gli aeroporti, «in primo luogo Fiumicino e Malpensa», recita il programma. Peccato che sia stato proprio il doppio hub a pesare negativamente sulle strategie operative e sui conti di Alitalia.

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