Niente tasse e niente burocrazia Così l'isola sarà zona franca

Governatore Ugo Cappellacci, è vero che lei vuole trasformare l'intera Sardegna in una grande area extradoganale nello stile di Livigno o di Campione d'Italia?
«Certo, perché sarebbe una grandissima opportunità per l'Italia e l'Europa».
Perché sarebbe avvantaggiata anche la Ue?
«Nei prossimi 40 anni lo scenario economico mondiale cambierà radicalmente. Secondo l'Onu, gli abitanti dell'Africa si moltiplicheranno: da un miliardo attuale a 2,5 nel 2050, poi diventeranno oltre 4 miliardi nel 2100. Dunque, il futuro è proprio il Continente africano con i suoi incredibili tassi di crescita demografica e le conseguenti prospettive economiche».
Ma cosa c'entra la Sardegna?
«La nostra isola, per la sua collocazione geografica può rappresentare il ponte ideale per gli scambi tra questo mercato in espansione e i mercati italiani e soprattutto europei. Non dimentichiamo che la Sardegna si trova la centro del Mediterraneo ed è un ponte tra l'Europa e l'Africa. Quindi dobbiamo tener conto di ciò e neppure l'Europa deve lasciarsi sfuggire questa grande occasione di crescita sociale ed economica».
Ma a Bruxelles cosa ne pensano?
«Le zone fiscali stanno prendendo piede in tutta Europa, ne stanno nascendo moltissime, quindi per la Ue la nostra non è una richiesta campata per aria. E' vero che noi chiediamo una zona extradoganale molto ampia, ma la posizione dell'isola è strategica e dunque sarebbe un unicum in Europa».
Con chi avete dialogato alla Ue?
«Abbiamo avuto colloqui con il vice commissario Ue Antonio Tajani e Roland Killmann, del servizio giuridico ed esperto in questioni doganali. E entrambi ci hanno confermato che la Sardegna ha tutte le possibilità e buoni motivi socio-economici, a cominciare dall'insularità, per chiedere la zona franca integrale. Ma dev'essere lo Stato italiano a presentare la richiesta ufficiale alla Ue».


E a Roma com' è stata accolta la vostra proposta?
«Questo governo guarda in modo tiepido l'iniziativa. Ma io voglio fare capire a tutti che non è una esigenza particolaristica, bisogna avere la capacità vedere in prospettiva. Del resto, chi avrebbe immaginato scenari come quelli della Grecia o di Cipro?». (...)

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