Niqab, il governo del Cairo fa sul serio Centinaia di studentesse fuori dalle aule

POLEMICHE Il dibattito divide il Paese mentre sono già partite le proteste davanti agli atenei

Al Cairo il dibattito sul velo integrale si è gonfiato ed è entrato nel vivo della scena politica. Il Consiglio supremo dell’università di Al Azhar, massima istituzione dell’islam sunnita, ha bandito il niqab nelle sue classi, sostenuto anche dal ministero dell’Educazione che ha esteso il divieto ad altri atenei della capitale egiziana. Sarebbero già un centinaio, come riporta il quotidiano arabo Al Hayat, le ragazze cui è stato impedito negli ultimi giorni l’ingresso in aula. L’anno accademico è iniziato pochi giorni fa e, racconta al Giornale un cronista del quotidiano egiziano al Shorouq, diverse donne non sono state ammesse alle lezioni. All’entrata dell’ateneo c’è infatti un servizio d’ordine al femminile che controlla le studentesse e il loro abbigliamento. Ci sono già state proteste: una quarantina di giovani ha manifestato davanti alla storica università, chiedendo di poter indossare il niqab a lezione, altre manifestazioni sarebbero in programma.
Tutto è iniziato qualche settimana fa, quando il grande imam di Al Azhar, sheikh Mohammed Sayyed Tantawi, in visita a una scuola media, ha chiesto a un’adolescente di non coprirsi il viso, definendo il niqab un’usanza tradizionale non dettata dall’islam. E nell’annunciare un divieto nelle università del Paese, l’imam ha scatenato un dibattito, dal sapore più politico che religioso.
Nella trafficata Talaat Harb, arteria centrale nel cuore del Cairo, si alternano vetrine di sensuale intimo femminile, reggiseni in pizzo e calze a rete; boutique di moda giovane che vendono jeans e magliette attillati con negozi in cui si espongono foulard e veli, anche integrali. La dicotomia proposta lungo la popolare via dello shopping non è facilmente riscontrabile nelle strade egiziane: nel Paese il 90 per cento delle donne è velato, indossa lo hijab, che copre il capo ma non il viso e lascia libero il corpo. E negli ultimi decenni ha fatto la sua comparsa anche il niqab, che come ricorda alla Bbc il sociologo dell’Università americana del Cairo, Said Sadeq, è stato esportato dalle regioni del Golfo, dove prevale un’interpretazione più radicale dell’islam. Ma il regime del presidente Hosni Mubarak vede dietro la diffusione del velo integrale soprattutto l’affermazione di un islam ultraconservatore, rappresentato in Egitto dall’unica opposizione credibile al governo, quella dei Fratelli musulmani, movimento fuori legge ma formalmente tollerato. I suoi membri siedono in Parlamento, eletti come candidati indipendenti, e il gruppo ha un forte seguito tra la popolazione. Il grande imam della moschea di Al Azhar è nominato dal governo, che da mesi porta avanti una campagna contro il velo integrale nei luoghi pubblici. In aprile, per esempio, è stato annunciato il divieto di indossare il niqab per le infermiere degli ospedali. La norma non è stata però finora applicata. Il ministero del Waqf, degli Affari religiosi, ha tenuto seminari sulla questione e lo stesso ministro, Mohammed Hamdi Zaqzouq, ha compilato con l’aiuto di imam e uomini di religione un pamphlet in cui spiega che il velo integrale non è un precetto religioso ma un costume, una tradizione non legata all’islam. E già nel 2001 aveva fatto scalpore il caso di una studentessa di Al Azhar, Iman Al Zainy, totalmente velata, cui non era stato permesso l’accesso alla biblioteca dell’Università americana del Cairo, per questioni di sicurezza. La donna aveva portato il caso in tribunale e ora le ragazze con il niqab possono entrare nel campus dopo aver mostrato il viso alle addette.


Oggi, dopo le inedite parole dell’imam di Al Azhar e le prime studentesse lasciate fuori dalle aule, lo stesso regime che soltanto poche settimane fa, secondo diversi mass media internazionali, aveva arrestato alcuni cittadini per non aver rispettato il digiuno del mese sacro di Ramadan, è pesantemente criticato da deputati e membri dell’opposizione islamista, e non soltanto, per la campagna contro il niqab e per le prese di posizione di sheikh Tantawi (che nel frattempo ha smussato le sue dichiarazioni, precisando che le donne sono comunque libere di indossare il velo integrale per strada, al lavoro e a casa). Un gruppo di deputati vicini ai Fratelli musulmani ha chiesto le dimissioni dell’imam e, secondo Al Arabiya, avrebbero aperto una battaglia legale contro Al Azhar e il ministero dell’Educazione.

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