«No agli aiuti a pioggia: sostegno a chi innova»

«Innovazione, tecnologie e capitale umano: queste le armi che ci porteranno fuori dalla crisi, a patto che il governo ci sostenga». Paolo Galassi, presidente di Confapi, ne è convinto, alla vigilia dell’incontro con l’esecutivo e le parti sociali.
Che cosa si aspetta la piccola impresa dall’incontro domani?
«Non interventi a pioggia, ma aiuti mirati ai settori che hanno possibilità di rigenerarsi. Non possiamo negare che la crisi c’è, ma è altrettanto vero che le aziende, specie manifatturiere, orientate verso il mercato estero, che hanno investito in tecnologie, sono in una situazione positiva».
Qualche esempio?
«Penso alla meccanica fine e alla chimica secondaria, ma anche al tessile, che ha saputo puntare sull’innovazione per rilanciarsi. Ma è importante anche sostenere l’industria automobilistica, e di conseguenza l’indotto, che però deve qualificarsi e specializzarsi, in direzione dell’auto economicamente ed ecologicamente sostenibile».
E che cosa pensa del sostegno ai consumi?
«Non vorrei la corsa ai consumi tout court, penso piuttosto ai beni durevoli. Dobbiamo finanziare le vere necessità del Paese: come le infrastrutture, fondamentali per far ripartire l’economia e per garantire la competitività anche in futuro».
Che cosa prevede per il 2009?
«Parlare di ottimismo è difficile, ma le imprese ci sono: la ripresa sarà lenta, però ci sarà, se tutti insieme, governo, imprenditori e sindacati, ci sediamo intorno a un tavolo e ci concentriamo sulle scelte da fare».
Non tutti la pensano allo stesso modo, però.
«Certo, c’è la Cgil che sui contratti ragiona ancora come trent’anni fa: ma il mondo globalizzato ci impone indirizzi diversi. In questo momento le priorità sono altre: come la riduzione del peso fiscale sul lavoro, che consentirebbe di mantenere alto il livello degli investimenti in ricerca e innovazione. E a questo dovrebbero tendere i sostegni alle imprese».
Avete anche firmato un accordo con Unicredit, che mette 5 miliardi a disposizione delle piccole e medie imprese.


«Per la prima volta una banca chiede il nostro aiuto per finalizzare il denaro a sostegno dell’economia reale: e spero che porti un po’ d’ossigeno. Tutti insieme possiamo far ripartire l’economia, ma occorre ritrovare lo spirito dei nostri padri, quello che ci ha guidato dal dopoguerra al boom».

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