«No ai giudici a cottimo brutta copia dei togati»

Martinelli: «Il tesoretto va usato per eliminare i precari dai Tribunali»

da Milano

«Dobbiamo dire basta ai giudici precari». Ettore Martinelli, avvocato, consigliere comunale dei Ds lombardi, parla chiaro. E conquista la platea dei magistrati onorari: «Basta con i giudici cottimisti». «La funzione giurisdizionale - aggiunge al Giornale - è troppo importante: bisogna chiudere la stagione dei magistrati a tempo, un surrogato malriuscito dei togati».
Ammettiamo che sia possibile, ma poi qual è il passo successivo?
«Dobbiamo rifondare la magistratura oggi cosiddetta onoraria, darle autonomia, differenziarla da quella togata, ampliare il suo raggio d’azione, nel penale e nel civile. No, questa dev’essere un’altra professione, non una scelta di ripiego all’inizio o alla fine della carriera di avvocato o notaio o altro ancora».
E i conti con i soldi come li fa?
«Ha mai sentito parlare di un certo tesoretto?».
I partiti della coalizione di cui lei fa parte si accapigliano sul come spenderlo.
«Io credo che la giustizia sia in testa alle priorità. Insieme alla sanità e agli ammortizzatori sociali. È un problema anzitutto culturale: dobbiamo professionalizzare questi magistrati. E dare loro una retribuzione adeguata: non un tanto a verdetto che sa tanto di suk africano. D’altra parte i giudici di pace e in generale quelli onorari dovrebbero essere la faccia dello Stato davanti ai problemi di tutti i giorni e sono chiamati a distribuire buonsenso e dare equilibro ai rapporti sociali, specie a quelli di prossimità. Quindi hanno una funzione, almeno sulla carta, straordinaria».
Non sempre è così.
«Infatti, fuori dai linguaggi paludati dei convegni, questi magistrati si sentono il più delle volte come delle riserve che provengono dalla panchina.

E qualche volta capita che vengano trattati come giudici di serie inferiore. Un sistema che deve finire. Si abbia il coraggio di scelte chiare e nette in difesa dei cittadini che chiedono una giustizia certa e rapida anche e soprattutto per i guai di tutti i giorni».

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