No alla legge regionale, sull’aborto il Tar boccia il Pirellone

Non vengono ammesse differenze tra una regione e l’altra, tanto più se la materia è «sensibile» come quella dell’aborto. Suona così la motivazione principale con cui il Tar della Lombardia boccia la delibera regionale sull’interruzione di gravidanza. E soprattutto, suona come una stroncatura delle politiche sull’interruzione della gravidanza volute dal Pirellone, che nel gennaio del 2008 aveva fissato come limite massimo per l’aborto terapeutico la 22esima settimana di gravidanza (più tre giorni), mentre il limite imposto dalla legge 194 parla della 23esima settimana. A presentare ricorso contro la delibera era stato un gruppo di ginecologi che operano nei principali ospedali della lombardia. Al Pirellone la notizia ha destato contrarietà ma ci si riserva di leggere nel dettaglio le motivazioni.

«La limitazione temporale - spiega uno dei firmatari del ricorso al Tar, Mauro Buscaglia - crea discriminazioni tra una regione e l’altra. Inoltre rischia di mettere troppa fretta nell’elaborazione della diagnosi e nella decisione da parte della donna sul da farsi».

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