Il manifesto bis è arrivato. Ieri lassessore alle Politiche sociali Mariolina Moioli e il collega allArredo urbano Maurizio Cadeo hanno presentato il cartellone alternativo per la campagna contro la violenza sulle donne. I 500 manifesti e i 10mila depliant verranno distribuiti da domani in vista della giornata mondiale di martedì. Questo, dopo che la maggioranza il 13 novembre aveva bocciato il manifesto proposto da Telefono Donna, che rappresentava una donna seminuda a letto, quasi crocifissa. Linguine coperto da un panno drappeggiato, con la scritta: «Chi paga per i peccati delluomo? Solo il 4% delle donne vittime di violenza denuncia il proprio carnefice, le altre pagano anche per lui». Lautore dello scatto fotografico, Ruggero Rosfer, esporrà i manifesti, firmati e numerati, nella sua mostra, programmata da tempo, alla galleria Fabbrica Eos, di piazzale Baiamonti, dal 27 novembre. Le sue immagini verranno messe in vendita già da martedì e il ricavato andrà allassociazione Telefono Donna che le aveva commissionate. «Non cercavo lo scandalo a tutta pagina - dichiara Rosfer -. Ho dato voce, attraverso limmagine, a un problema sociale troppo spesso occultato». Non la pensa così lassessore Cadeo, che ha criticato la campagna, al punto da impedirne laffissione: «Credo che per risvegliare le coscienze - ha spiegato - serve ben altro che un pugno di manifesti choc come quello che ho giudicato non idoneo». «No ci piace limmagine di una donna crocifissa - sostiene Ilena Bertazzoli, dellassociazione Cerchi dacqua - non per un discorso religioso ma perché viene messo laccento sulla vittima, più che sullaggressore».
Ecco allora che i due assessorati hanno pensato a unimmagine che nulla ha a che fare con la pietra dello scandalo: la silhouette violetta di una donna, con i capelli e gonna al vento, su uno sfondo lilla. Lo slogan? «La violenza non è mai giustificabile. Chiedere aiuto ti aiuta. Rompi il silenzio».
«Abbiamo scelto un tipo di comunicazione - ha spiegato la Moioli - che dà informazioni utili. Limmagine raffigura infatti una donna libera, ma che è ancora nellombra e suggerisce lesistenza di una rete di associazioni che le può aiutare».
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