Il «no» al Papa imbarazza la politica

Dopo le barricate anticlericali è l’ora delle inutili scuse, delle «pecette». Le buone regole dell’ospitalità cittadina, applicate con cura nei confronti di rom e brigatisti col certificato medico, scricchiolano nei confronti del Santo Padre. Soprattutto se poco acclamato come Benedetto XVI. Il basso indice di gradimento, confermato ieri dall’autorevole parere di Paolo Masini, consigliere comunale del Pd ed esponente del cattolicesimo democratico («Papa Ratzinger causa più divisioni e polemiche che spirito di comunione e fratellanza...»), è diventato un imbarazzante problema.
A livello locale l’indignazione è soprattutto a destra, questione di principi, anche se il presidente del consiglio comunale Mirko Coratti si dice «addolorato» e «chiede una condanna ufficiale all’aula Giulio Cesare». «Da scienziati della Sapienza a quelli dell’Ignoranza - denuncia - questo è il risultato della contestazione al Papa. Chiederò un segnale preciso di condanna dal consiglio comunale. Ostacolare la visita del Papa è gesto da ottusi. Si è persa l’occasione di ascoltare un esponente della cultura mondiale prima ancora che il Pontefice». «Oltretutto il Papa - prosegue - sarebbe andato all’università per portare un messaggio di pace e amicizia verso la città e uno dei suoi più importanti luoghi di cultura. Alla Sapienza un intellettuale del suo livello avrebbe potuto esprimere un messaggio universale per gli studiosi e gli scienziati impegnati nel progresso dell’umanità. Un’occasione persa».
Meno diplomatico il capogruppo alla Regione di Forza Italia Alfredo Pallone: «L’ignobile gazzarra laicista e oltranzista scatenata da un gruppuscolo minoritario di professori, cattivi maestri, e alunni fomentati dagli autonomi, nostalgici di regimi dittatoriali, ha messo alla berlina l’Italia in tutto il mondo. Il brodo di cultura di questa gente si alimenta di intolleranza, la stessa osteggiata da Voltaire a cui loro stessi paradossalmente si ispirano, e di sentimento anti-cattolico». «Ho ritenuto che di fronte a questa vergogna fosse necessario un documento unitario di tutto il consiglio regionale - conclude -. Per questo ho ritirato la mozione che avevo presentato per far convergere tutta l’aula in una mozione unitaria di solidarietà al Santo Padre. Nota dolente, l’assenza voluta in aula da parte di autorevoli componenti della maggioranza, di partiti della sinistra estrema che hanno preferito disertare il voto pur di non esprimere la solidarietà al Santo Padre».
Anche il capogruppo regionale dell’Udc Massimiliano Maselli condanna l’episodio figlio dell’intolleranza tanto cara all’ultrasinistra. «Il gruppo regionale dell’Udc esprime ferma condanna contro le manifestazioni di intolleranza discriminatoria che hanno impedito la visita di sua Santità Benedetto XVI all’università La Sapienza di Roma. Si è trattato di un episodio di intolleranza inqualificabile, favorito e sostenuto da una certa intellighenzia pseudo-progressista che pur in minoranza ha dimostrato di avere più potere di una maggioranza democratica e liberale».


Per la cronaca, mentre il rettore Guarini annunciava la chiusura, oggi, dell’ateneo ai non iscritti per evitare infiltrazioni di autonomi (che naturalmente non si arrendono), il consiglio regionale approvava una mozione per esprimere «rammarico e dispiacere per la manifestazione di intolleranza nei confronti del papa». La mozione auspica «che papa Benedetto XVI possa presto visitare l’università in un clima di rispetto e accoglienza come è nella tradizione dell’Ateneo e dell’Italia». Crisi diplomatica o, piuttosto, di identita?

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