Nocentini: «Io come lo yogurt, ma non scado oggi»

Mette la sesta e non ha nessunissima intenzione di inserire la retromarcia. Lui, Rinaldo Nocentini non ci sente (a proposito, oggi si correrà regolarmente con gli auricolari: sarà un bene, sarà un male? Nel ciclismo c’è di peggio) e prosegue per la sua strada. «Dicono che questa sera a Colmar la mia maglia sarà sulle spalle di qualcun altro? Bene, farò di tutto per smentirli. Io sono convinto di potercela fare», dice lui, il Rinaldo cuore di Leone, che ieri sera si è portato in camera non solo sua moglie, ma anche la sesta maglia gialla della carriera, come Vito Favero, Italo Zilioli, Mario Cipollini e Marco Pantani.
Non ci sente di rimettere tutto in valigia, lui con questa maglia ormai si sente a proprio agio. «Lo so, sono come lo yogurt: ho una scadenza, ma io voglio tenerla ancora un po’. Tutti mi dicono: il sogno è finito. No, il sogno non è finito, tutt’al più sta per finire. E in giallo arriverò fino a domenica, anche alla faccia dei gufi». Tappa difficile, tosta, quella di oggi. Con la trappola del Tour 2009: si chiama Platzerwasel ed è il secondo colle della «trilogia dei Vosgi» sulla strada tra Vittel e Colmar. È una tappa senza un metro di pianura, proprio come quella del 2005 che proponeva la Schulcht, sulla quale Armstrong rimase da solo senza un solo compagno di squadra al suo fianco. «Io da solo non devo restarci e non ci resterò ­ dice Nocentini -: dispongo di una buonissima squadra e sono tutti determinati ad archiviare un'altra giornata in giallo. L’imperativo categorico è arrivare a Colmar. Da leader».
Ieri la dodicesima tappa è finita al danese Nicki Sorensen, arrivato tutto solo, dopo aver staccato i compagni di fuga negli ultimi 22 km, e colto così a 34 anni la prima vittoria in carriera. Ancora un piazzamento per Franco Pellizotti, che arriva terzo dietro a Lefevre. Nello sprint del gruppo, che prende 6 minuti dal vincitore, Mark Cavendish batte agevolmente come da copione Thor Hushovd per i punti della maglia verde. «Io antipatico ai francesi? Mi spiace per loro: non si può piacere a tutti», dice il britannico, preso di mira dalla stampa transalpina per dei presunti giudizi severi sulla Francia e sui francesi. «Io forse avrò criticato in corsa un corridore francese, ma questo non vuole dire mancare di riguardo ad una nazione».

Beghe da cortile, beghe di un Tour che al momento ha poco da dire e anche ieri ha detto davvero poco. Tappa noiosa e prevedibile. Nel finale caduta senza conseguenze per Cadel Evans e Levi Leipheimer. Forse una distrazione, forse la noia.

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