Il "nodo" Deloitte frena il cda Alitalia

Il "nodo" Deloitte frena il cda Alitalia

Milano - Tutte le crisi aziendali hanno un riscontro nella propria attività di comunicazione: più si vogliono smorzare le notizie e gli approfondimenti sui giornali, più tardi vengono diffusi i comunicati. Succedeva - altri tempi - nel braccio di ferro tra Montedison ed Eni per Enimont, e in tempi più recenti è stata sempre tarda l’ora delle notizie su Bpi, su Bipop, su Parmalat..
Alitalia non è da meno. Un cda cruciale come quello di ieri, che doveva discutere della situazione patrimoniale alla luce delle perdite del 2006, è stato convocato per le 15 e si è protratto all’incirca fin verso le 19: il comunicato contenente le risultanze di questa discussione, con le conseguenti proposte da portare all’assemblea del 27 giugno, non era ancora arrivato alle 22.40, ora i cui le macchine dei giornali già cominciano a stantuffare. Uno dei motivi di ritardo, secondo indiscrezioni di buona fonte, è legato a un punto rovente della giornata: la certificazione dei conti 2006 da parte della Deloitte & Touche. La discussione si è incagliata sulla richiesta - così pare - di Deloitte di condizionare il proprio nulla osta alla realizzazione dell’aumento di capitale entro una certa data. Impegno questo che il cda oggi al comando avrebbe difficoltà ad assumersi, visto che la gara per la privatizzazione è agli sgoccioli, che a breve è immaginabile una nuova squadra di comando, e che a ricapitalizzare l’azienda sarà, con buone probabilità, un nuovo soggetto.
Nessun problema ci sarebbe stato, invece, sulla svalutazione della flotta, da alcuni ritenuta insufficiente, mentre la continuità aziendale, alla luce di quanto detto, risulterebbe solo un aspetto formale: l’importante è l’aumento di capitale, la continuità ne è la conseguenza.
Come si ricorderà, Alitalia ha registrato nel 2006 perdite per 626 milioni di euro «in peggioramento di circa 458 milioni rispetto al 2005 anche per l'effetto delle perdite per riduzione di valore della flotta di 197 milioni». I conti sono stati approvati dal consiglio il 23 maggio scorso e hanno imposto il ricordo al (famigerato) articolo 2446 del codice civile.
Per quanto riguarda la gara in corso al Tesoro, il clima è cupo. Dopo l’abbandono del fondo statunitense Tpg, in lizza restano Air One e Aeroflot, con i rispettivi supporter: non si può dire, arrivati a questo punto, che per Alitalia ci sia la coda e che i pur rispettabili pretendenti siano il meglio che il mercato può offrire.
Nel bando comunque la via d’uscita unilaterale da parte del Tesoro è stata prevista fin dall’inizio: e l’idea che ci possano ancora essere delle sorprese è stata rafforzata ieri da due distnti dichiarazioni di Air France e di Lufthansa.

La prima, per bocca del suo presaidente Spinetta, ha detto di essere ptona ad acquisizioni «appena arriverà un’offerta di grado di creare valore». Il membro del direttivo Lufthansa, Antonori, ha invece ribadito che su Alitalia «c’è poca chiarezza» e che «l’importante è aspettare».

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