Varie

IL NODO TRASPORTI

Emanuela Fontana

Oltre ai circa 5 miliardi che arrivano dallo Stato, le Regioni spendono per il trasporto pubblico locale altri 4 miliardi e 17 milioni di tasca propria. Più che un'integrazione è un raddoppio. Uno dei settori più critici e meno uniformi sul territorio nazionale costa quindi ai cittadini circa 9 miliardi di euro l'anno, più di 24 milioni di euro al giorno, di cui 11 milioni solo dalle casse regionali. Biglietti esclusi.

Treni, bus, aliscafi: si parla solo di concessioni, di contratti. È la giungla della mobilità pubblica «local» su gomma e su rotaia, dove ci sono Regioni che devono dialogare addirittura con trenta società di trasporti, dove il costo chilometrico non è mai uguale nemmeno tra Regioni vicine, e dove da anni si aspettano le nomine dei gestori unici, a cui ciascun ente regionale dovrebbe affidare i servizi. La mobilità è un diritto garantito dalla Costituzione, ma nonostante la spesa monstre, esistono ancora aree del Paese irraggiungibili e capoluoghi dove il treno è rimasto per anni un miraggio (Matera) o più lento del trasporto su gomma (Catania-Palermo).

I contratti di servizio del trasporto pubblico sono l'argomento dell'undicesima puntata del Giornale sulle spese delle Regioni valutate dalla Fondazione Gazzetta Amministrativa, insieme agli esborsi per il carburante, alla manutenzione dei mezzi, al noleggio di auto, impianti e macchinari. Ogni Regione riceve dallo Stato una quota annua per il trasporto pubblico locale. Da poco più di un mese il ministero ha confermato l'anticipo dell'80% di quanto dovuto, quasi 4 miliardi. Al piccolo Molise, per esempio, va poco più dello 0,70% (27 milioni), alla Campania l'11% (430 milioni), alla Lombardia più del 17% (670).

I dati pubblicati nella tabella di questa pagina si riferiscono al 2017, ma la prassi è sempre la stessa: ogni Regione stipula contratti di servizio per trasporti su rotaia, su strada e via mare attraverso fondi statali e propri. La Regione che ha speso di più a cittadino è la Campania, con oltre 720 milioni investiti in contratti (124 euro ad abitante), poi Calabria (225 milioni, 115 a cittadino), Molise (32 milioni, 112), Lazio (604 milioni). Sono tutte spese «eccessive», rating BBB. Ma i cittadini sono contenti?

Secondo l'Istat, in Molise e Basilicata i pendolari che hanno preso il treno nel 2017 sono stati rispettivamente l'1% e lo 0,9%, l'1,7% in Calabria; quelli che hanno scelto il bus sono stati il 5,4% per il Molise, il 4,9% per la Basilicata e l'1,7% per la Calabria. In queste Regioni i collegamenti su gomma sopperiscono alle carenze della rete ferroviaria, ma proprio questo rinforza la frammentazione del settore: il Molise si sta finalmente avviando verso la scelta di un gestore unico con bando europeo. E il consiglio regionale ha approvato una mozione grillina per rivedere intanto i «contratti ponte»: «Abbiamo trenta gestori solo per il trasporto su gomma», spiega il capogruppo Andrea Greco. «Quello ferroviario invece nel 2015 aveva accumulato 90 milioni di debito». Quanto vengono pagate le ditte a chilometro? «Un euro e 84 più Iva, che moltiplicato per 11 milioni di chilometri annui fa 25 milioni di spesa in più in sei anni rispetto all'euro e 68 che era stato deciso per il gestore unico», poi revocato, ma che partecipa ai contratti ponte. «La via di uscita è una parametrazione chilometrica che valga per tutta Italia». Anche la Puglia prova ad avvicinarsi all'era del gestore unico. «L'attuale strutturazione, che vede operare sul territorio ben 5 linee ferroviarie nelle mani di 5 gestori differenti», ha dichiarato il segretario generale Uil Puglia, Franco Busto, «ha messo in mostra pesanti lacune logistiche e di sicurezza».

Secondo l'ultimo rapporto Pendolaria di Legambiente, l'età media dei treni regionali, che è di 16,8 anni, si impenna al Sud, salendo a 19,2 anni. I vecchi, 20 anni di media, sono in Puglia e Basilicata. Tra le linee più difficoltose vengono segnalate la Roma-Ostia Lido e la Circumvesuviana di Napoli. Nell'arco di nove anni (2009-2018) le risorse statali alle Regioni sono diminuite di oltre il 20%, anche se gli investimenti di Trenitalia con la gara per 500 nuovi treni e l'immissione di oltre 400 convogli da parte delle Regioni, «stanno cambiando la situazione». Al nord perde passeggeri su rotaia il Piemonte (-4% dopo la soppressione di alcune linee). Il Piemonte è anche la Regione che versa meno per il trasporto locale: 17 milioni di euro, 4 a cittadino.

Infine un occhio a benzina e noleggi. Per il carburante se ne vanno quasi 5 milioni e mezzo in totale. Piemonte e Liguria sostengono una spesa «preoccupante» per il noleggio dei mezzi di trasporto, ma in alcuni casi si tratta di vetture di servizio di personale trasferito dalle Provincie.

Si spostano i lavoratori e con loro anche i leasing.

Commenti