«Noi applichiamo già questo metodo Funziona bene, evita l’isolamento»

La preside di Vignola: «Con le nostre classi aperte favorito l’inserimento»

da Milano

Ha più di mille studenti l’istituto «Primo Levi» di Vignola (Modena), paese noto per le ciliege e da oggi conosciuto anche come l’istituto che ha anticipato, nella sostanza, la mozione della Lega approvata alla Camera sull’accoglienza degli studenti stranieri nelle scuole. Già, perché qui, le classi ponte esistono già. «Si chiamano classi aperte» rettifica Iole Govoni, direttrice del polo scolastico con il 20% di stranieri che arrivano al 40% nel professionale industriale.
La proposta delle classi ponte non la scandalizza come succede a sinistra?
«No, assolutamente. Vorrei capire però quanto dura il tempo di transizione degli studenti nelle classi dedicate agli stranieri. Non c’è scritto da nessuna parte».
Nella sua scuola quanto dura?
«Il tempo necessario a far apprendere i rudimenti dell’italiano agli stranieri. «Almeno un paio di mesi».
Come sono organizzate queste classi aperte?
«Riuniamo in un'unica classe gli stranieri che non sanno parlare la nostra lingua, cioè quelli di recente immigrazione. Per un periodo di tempo determinato frequentano dei corsi intensivi di italiano, almeno tre ore al giorno. Ma il monte ore è legato ai fondi a disposizione della scuola».
Quindi loro non sono inseriti subito con gli italiani?
«Fino all’anno scorso andava così. Li integravamo in classe solo dopo aver superato un test che ne certificasse il progresso».
E adesso?
«Abbiamo deciso di integrarli nel gruppo degli italiani, anche se solo per due ore al giorno».
Come mai?
«È una correzione che deriva dall’esperienza. Ci siamo accorti che questi ragazzi entravano in classe dopo mesi, quando i gruppi in classe si erano già formati e loro venivano considerati nuovi, diversi.

Una cosa che va evitata».
Ora va meglio?
«Decisamente. Due ore al giorno in una classe mista permette a questi ragazzi di farsi vedere dagli altri e farsi accettare. Così quando rientreranno dopo mesi non si sentiranno più isolati».

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