Da noi batte tutti i record e finanzia i film italiani

RomaPer l’industria italiana è una manna dal cielo. Seppure da quello tridimensionale di Pandora. Avatar è sbarcato sulla Penisola e s’è immediatamente trasformato nel film che ha totalizzato, con 9 milioni e 651mila euro, il miglior incasso nel primo fine settimana e, con poco più di 11mila euro, la migliore media per copia di tutti i tempi. Numeri da prendere addirittura per difetto. Perché i dati Cinetel coprono l’85 per cento dei cinema e quindi «solo» 848 copie del kolossal di James Cameron. Se calcoliamo tutte le 925 copie in circolazione, la cifra al botteghino supera di certo i 10 milioni di euro.
Al quartier generale della Twentieth Century Fox Italy, che distribuisce il film prodotto dalla casa madre (sempre di Rupert Murdoch), è un giorno di festa. Doppia. Sì perché in Italia Avatar è uscito buon ultimo solo lo scorso week-end anziché a metà dicembre come quasi in tutto il mondo. Una decisione criticata dai tanti che, probabilmente, non resistevano all’attesa. Così Osvaldo De Santis, responsabile della Fox Italia e della discussa decisione, s’è potuto togliere qualche sassolino dalle scarpe: «Presunti esperti di cinema ci avevano criticato arrivando ad attribuire quella che è stata una precisa scelta strategica a una nostra paura nei confronti dei film di Natale. Ebbene, l’uscita il 15 gennaio ha consentito ad Avatar in Italia di produrre un risultato migliore di quello della Germania e della Spagna, e allo stesso livello della Francia e della Gran Bretagna, tutti Paesi che storicamente fanno risultati del 30/40 per cento più alti dell’Italia».
E se la Fox gongola, preparandosi a investire nella produzione di film italiani attraverso la nuova società 21th Century Fox (in questi giorni a Milano si sta girando Il fiore del male su Vallanzasca diretto da Michele Placido e prodotto insieme alla Cosmo di Elide Melli), i proprietari di cinema non sono da meno perché una parte dei proventi di Avatar andranno a loro, più o meno la metà degli incassi. In una media che tiene conto delle diverse percentuali, non uguali per tutti i circuiti cinematografici e, soprattutto, variabili da settimana a settimana. Perché, come accade per tutte le pellicole, la percentuale riservata all’esercente aumenta col passare dei giorni, in quanto così si intende premiare le sale che più «tengono» i film. Senza contare poi l’aumento generale del pubblico che s’è riversato nei cinema questo week-end: +32 per cento rispetto al fine settimana precedente e +36 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
C’è poi il cosiddetto indotto, non parliamo della vendita dei popcorn, peraltro aumentata, ma della corsa degli esercenti nell'acquisto dei proiettori in 3D. Prima dell’arrivo del film di Cameron, che in queste ore ha pure vinto due Golden Globe, apripista degli Oscar, erano circa un centinaio in meno degli attuali 416. E 3D vuol dire anche occhialini, anch’essi in grande aumento.


Insomma, Avatar aiuta il cinema al cinema, con buona pace di chi, come il regista Roberto Faenza dal suo sito Cinemonitor, lancia allarmi apocalittici parlando del «dominio del fantastico occupato manu militari con la forza del denaro più che con la creatività».

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