(...) Quindi, per noi, finisce qui.
Quello che non finisce, invece, naturalmente, è il nostro gioco. Perchè i tagliandini continuano ad arrivare a ritmi intensi e, pur non avendo nulla di scientifico, come abbiamo chiarito fin dallinizio, danno voce a un elettorato di centrodestra che urla a gran voce la passione e la voglia di cambiare e di mandare a casa Marta Vincenzi e la sua giunta.
Che è la stessa voglia di Enrico Musso e che è la stessa voglia di noi del Giornale. Che, magari prendendola da versanti diversi; magari (anzi, senza magari) avendo posizioni distinte e distanti su molti temi; magari con pensieri diversi su opere e omissioni del centrodestra; però remiamo dalla stessa parte: quella di chi vuole liberare la nostra città da un tono monocromatico e da una cappa di ideologia che vota sempre allo stesso modo indipendentemente dagli errori e dagli orrori di chi governa Genova.
Questo è limportante. Poi, certo, non siamo daccordo su tutto: ad esempio, lunedì, quando il presidente del consiglio comunale Giorgio Guerello comunicherà i dati sulle presenze, Enrico sarà giocoforza agli ultimi posti (il martedì si riunisce anche il Senato), regalando un titolone ai suoi avversari e a Marta e confermando il fatto che le dimissioni da Tursi, che gli consiglio da anni, sarebbero state cosa buona e giusta.
Oppure, non comprendo la strategia dello sfondamento a sinistra. Non funziona mai: non ha funzionato quando Sandro Biasotti ha puntato sul voto disgiunto; non ha funzionato e anzi è stata un boomerang con Berlusconi a Sestri Ponente; non credo funzionerà con la «calamita Musso». Sarebbe molto meglio pensare a fare il pieno fra i propri elettori, piuttosto che andare a cercarne altri, rischiando di perdere in casa.
Ma, per lappunto, al di là delle strategie e dei temi contingenti, con Musso ci siamo trovati dalla stessa parte.
Sinceramente, mi interessa più la destinazione, che la strada per arrivarci. E farlo con un compagno di strada che si stima, fa più piacere.