Caro direttore,
ho trovato una certa amarezza nel leggere l'articolo del giornalista Gabriele Villa del 13 gennaio. Ci terrei a precisare alcune cose. In primo luogo i rapporti con Raffaella si erano complicati non perché lei volesse sposare un extracomunitario, l'avevo personalmente ospitato a casa mia a Natale del 2002, ma perché aveva deciso di sposare quello che ci era stato indicato dai carabinieri a circa un mese dal matrimonio come una persona dedita a traffici loschi e da loro controllato. Provammo a farla ragionare, ma in tutta risposta ci disse che fra noi e lui avrebbe comunque scelto lui.
Da allora le nostre strade si erano sì divise, anche se vedevo tutti i giorni il suo bambino perché accudito da nostra madre Paola, con lui giocavano i miei figli e io. Ogni Natale 2003-2004-2005 che lei avrebbe passato da sola con suo figlio perché lui o era in carcere o chissà dove lo passava con noi. Vorrei dunque sapere in quanti fratelli o padri avrebbero accettato che la propria sorella o figlia avesse fatto tali scelte. Io a mia sorella volevo bene, speravo per lei una vita migliore con o senza di lui, le stavo lontano per farle capire il mio dissenso ma sarei stato pronto in ogni momento ad aiutarla. Solo ora ho capito che Azouz amava veramente mia sorella, forse in un modo diverso da come io amo mia moglie e mio padre amava la sua. Se solo ci avesse fatto capire sin dall'inizio una volontà di intraprendere una vita onesta i nostri rapporti non si sarebbero allineati solo ora per quello che è successo e non è vero che ci è stato imposto dal buonismo di mio papà come dice il dott. Villa. Ho sentito personalmente e sinceramente il bisogno di chiedere scusa ad Azouz per aver pensato a lui come all'assassino diretto o indiretto, ho voluto però raccomandargli di intraprendere finalmente quella strada onesta che aveva sempre promesso a Raffaella e a suo figlio. Per quanto riguarda mio padre, la sua fede è vera, non dettata dall'assunzione di calmanti come detto sempre dal dott. Villa. Una fede che anche io che sono suo figlio non riesco a comprendere ma che vorrei tanto avere. Il suo perdono mi creda è autentico, a differenza di quello che dice don Rigoldi, non perché è un Santo ma perché viene oltre che dalla fede anche da un'umanità rara, che tante volte mi ha fatto arrabbiare, (io vorrei essere come lui ma ancora non ci riesco), come quando accompagnava Raffaella e il bimbo a fare visita al marito in carcere a Opera.
Quindi torno a rispondere al dott. Villa, in realtà nessuno aveva sbattuto la porta in faccia a Raffaella e Azouz, l'avevamo socchiusa aspettando da dietro in trepidazione il momento opportuno per riaprirla. Infine vorrei ancora dire al dott. Villa che non era intenzione di mio padre andare ai funerali in Tunisia perché in un primo momento sembrava dovessero essere celebrati quasi in concomitanza con quelli di mia madre e per problemi fisici insorti a causa dello stress.
Distinti saluti
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