Politica

«Noi filosofe diamo più spazio alle emozioni»

Elena Jemmallo

Da Saffo a Rita Levi-Montalcini, passando per Madame Curie. Nella storia le donne intellettuali non sono affatto presenze rare. Sicuramente numericamente inferiori ai colleghi uomini, ma tutt’altro che assenti. Solo nel campo della filosofia le presenze sono veramente sporadiche. Eppure, Roberta De Monticelli, professore ordinario di Filosofia della persona all’Università Vita-Salute San Raffaele, non sembra molto colpita dalle conclusioni a cui arriva lo studio dell’università di Manchester. Se gli uomini sono o no più intelligenti delle donne? La De Monticelli si dice subito «molto contraria alle generalizzazioni» e da esperta di filosofia fenomenologica, che si è occupata tra le altre cose anche del pensiero filosofico femminile, è convinta che la differenza sostanziale non sia quella di genere, ma quella individuale.
Ma è comunque vero che ci sono pochi nomi di donne intellettuali nella storia?
«Sì, senza dubbio è così, ma a questo si deve dare prima di tutto una spiegazione sociologica. Il destino medio delle donne non era quello di dedicarsi allo studio, e questo è vero fino alla generazione prima della mia. Ma da quando anche al mondo femminile è stata data la possibilità di accedere al mondo della scienza, le cose sono un po’ cambiate. Questo però è un fattore sociologico, che poco ha a che fare con la peculiarità femminile del pensiero».
Esiste un approccio tipicamente femminile alla filosofia?
«Premetto che io non sono colpita dai movimenti femminili in filosofia. Più che la differenza di genere io credo sia importante quella individuale. Tuttavia se devo trovare un elemento caratteristico direi che il pensiero filosofico al femminile dell’ultimo secolo ha valorizzato il sentire come forma di intelligenza. L’emotività è, per fare una generalizzazione, una facoltà più sviluppata nelle donne perché legata a compiti materni. Posso quindi dire di aver trovato molto più spesso nel pensiero di filosofi donne concetti come la capacità di percezione, il mondo delle emozioni e dei valori».
Può fare qualche esempio?
«Hanna Arendt, Simone Weil e Maria Zambrano. Pensatrici che a loro modo hanno ragionato sull’esperienza morale e sulla percezione diretta e che hanno dato molta più luce che i loro colleghi maschi a questi temi. Oppure Martha Nussbaum che nel libro “L’intelligenza delle emozioni” parla di una vera e propria teoria delle emozioni: il dolore o la paura o la compassione sono giudizi di valore. La sua filosofia mette in luce l’importanza dell’aspetto emotivo.

In questo senso possiamo parlare di una specifica forma di intelligenza in rosa».

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