Caro direttore,
vorrei aver conferma da lei e dagli amici lettori che: a) le elezioni sono state vinte dal centrodestra, b) che viviamo in uno stato democratico, c) che la nostra Costituzione prevede il diritto di esternare liberamente le proprie idee politiche. Le spiego: Eurostar Roma-Milano di venerdì 26 giugno, mi siedo nel posto prenotato e apro il «nostro» Giornale. Dopo neppure cinque minuti, sento un signore dire: «Odio quelli che leggono il Giornale». Trasecolo, ma, ingenuamente, penso si riferisca al giornale in quanto strumento di lettura cartaceo, e invece no: passano altri cinque minuti e lo stesso individuo cambia posto perché «non può sopportare la vista di fascisti». Intorno a me indifferenza e io non ho reagito, anche perché delle altre persone presenti un paio avevano Repubblica in bella vista e unaltra ha ampiamente solidarizzato con lindividuo. Mi domando cosa sarebbe successo se io mi fossi comportata così nei confronti di un lettore di Repubblica o altra testata di sinistra? Ma il Sessantotto non finisce mai?
- Milano
Caro direttore,
per tutti gli anni '70 era pericoloso acquistare in edicola un quotidiano considerato dalla sinistra «politicamente non corretto». Ricordo molto bene che la gente «normale» acquistava il Giornale insieme a un altro quotidiano: il secondo serviva per nascondere il primo... Il motivo? Semplice, chi comprava il Giornale rischiava le bastonate... Ma è cambiato qualcosa? Il giorno 23 giugno alle ore 13 stavo viaggiando sulla linea 90-91 di Milano sulla tratta, piazzale Lodi - piazza Tripoli, ero seduto e leggevo tranquillamente il Giornale. Prima un uomo di circa trentanni si sedeva di fronte a me, poi una donna allincirca della stessa età si sedeva alla mia sinistra. A un tratto la donna mi dice: «Lei mi fa venire il voltastomaco, è privo di senso critico». Ho risposto con molta tranquillità che lei si sarebbe dovuta vergognare per aver censurato una mia lettura scelta da me liberamente. La donna urlava che stavo ragionando come «il capo» (riferimento a Berlusconi). Ho risposto che sono abituato leggere quello che credo più opportuno. A questo punto a sostegno della signora interveniva luomo. Ho continuato leggere il mio giornale senza dare importanza a questi «ragli asinini». Quando sono scesi dal filobus si sono scatenati, urlandomi: «Servo di Berlusconi, fai schifo, servo, servo eccetera eccetera». Direttore, non crede che dalle intimidazioni al presidente del Consiglio sono passati a intimidire il privato e semplice cittadino?
Lettera firmata - Milano
Da qualche tempo stanno arrivando molte lettere di questo tenore. Brutto segno per il Paese, buon segno per noi: dare fastidio ai «politicamente corretti» è la ragione per cui siamo nati. Quello che rattrista è che cè un pezzo dItalia che si ostina a rimanere vittima dei suoi antichi pregiudizi e delle sue ottusità mentali. Non ne vuol sapere di diventare grande. Tanto per dire: sono sicuro che a nessuno dei nostri lettori verrebbe in mente di insultare chi legge Repubblica. Ai lettori del Giornale, invece, solo per il fatto di leggere il Giornale, capita ancora a volte di essere insultati.
Noi lettori e lorgoglio di leggere il «Giornale» (anche davanti ai cretini)
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