Cultura e Spettacoli

«Noi, normali marziani del rock»

RomaSentiteli là fuori, sono entusiasmanti (i fan). E invece guardateli qui dentro, i Tokio Hotel, in una sala col parquet in un hotel vicino a Termini: li aspettano tanti giornalisti nemmeno fossero gli U2. L’identikit di questa band è facile facile: sono timidi rockettari tedeschi, con il cd Scream (e soprattutto con il singolo Monsoon) sono diventati eroi dei ragazzini di mezzo mondo e adesso ci riprovano seguendo la drammatica regola delle teen band: o la va oppure si spaccano nel senso di kaputt, fine del sogno, grazie e arrivederci. Titolo dell’album: Humanoid, in uscita il 2 di ottobre. Ma tanto è inutile annunciarlo: sopra i 30 anni di età non interessa a nessuno. E chi è più giovane lo conosce già, visto che su internet il tam tam è frenetico da mesi. «Abbiamo cercato il cambiamento» dice il cantante Bill Kaulitz e ha ragione: lui ha cambiato la pettinatura e non ha più un ombrello di capelli color chissà come aveva prima, ma una semplice cresta nera. Semplice si fa per dire: è alta non meno di trenta centimetri e richiede un chilo di gel per fissarsi. Così non è per il nuovo singolo Automatic, bella canzone senza quel nonsoché, che è uscita l’altro giorno ma si è fissata così bene che gli ultrà qui fuori la cantano a memoria. E se le cose stanno così, ci vuol poco a prevedere che Humanoid sarà il cd più venduto e chissenefrega se questi quattro ventenni di Magdeburgo nemmeno parlano l’inglese in cui cantano: il loro feeling con il pubblico è intraducibile (e per i giornalisti basta un qualsiasi traduttore dal tedesco).
Tokio Hotel, molti però dicono che il vostro successo dipenda solo dall’immagine.
«E dire che noi non abbiamo mai avuto bisogno di crearne una».
Però le ragazzine non parlano d’altro.
«La nostra immagine ci è venuta da sola, spontaneamente».
Ai vostri concerti ci sono scene d’isterismo che neanche per i Duran Duran o i Beatles ai bei tempi.
«E le fan italiane sono tra le più dirette di tutte. Non usano giri di parole. Una volta davanti al palco una ha tirato su un cartello con sopra scritto: “Fottimi”.
Poi dite che l’immagine non c’entra.
«Ma noi siamo davvero così come ci vedete. Anche le nostre canzoni non sono decise a tavolino. Nascono da storie che non si possono prevedere, sono vita vissuta».
A proposito: il cd si intitola Humanoid. Qualche riferimento al paranormale?
«Sì in tutte le canzoni c’è un filo conduttore, che è quello della vita extraterrena».
Credete agli extraterrestri?
«Ebbene sì».
Come Robbie Williams? Anche lui ha questa ossessione.
«Esattamente. D’altronde ci sono persone che pare abbiano avuto contatti con entità extraterrestri e quindi non è un’ipotesi così campata per aria».
Sarà. Comunque i gruppi che hanno fan così giovani sono i più facili a sparire. Si cresce, i gusti cambiano e bye bye al successo.
«In realtà noi siamo insieme da quasi dieci anni. Impossibile pensare di non avere più la nostra band. Certamente il futuro è imprevedibile però ci abbiamo creduto così tanto che sembra davvero strano che tutto possa finire».
Nel frattempo però vi godete la bella vita. Almeno così si legge sul web. Le fuoriserie, ad esempio.
«È vero, in realtà ci piacciono le auto di grossa cilindrata, quelle belle e potenti. Ma, per fare un esempio, l’anno scorso siamo stati a casa non più di venti giorni su 360. E in quei venti giorni avremo usato la macchina cinque o sei volte. Quindi: ci piacciono le macchine ma non abbiamo il tempo di usarle.

E alla fine ci dispiace pure».

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