«Noi preghiamo per la conversione del regista»

MilanoDuecento persone, molti universitari e anziani, qualche volto noto la cui identità don Marco Barbetta si rifiuta con decisione di rivelare. Lui è il sacerdote della chiesa di San Pio X, che a Milano è più di una semplice parrocchia, punto di riferimento degli studenti del Politecnico, di ricercatori e insegnanti, oltre che dei simpatizzanti di Cl. Come in molte altre chiese d’Italia, qui alle 21 in punto di martedì 24 gennaio, mentre al Teatro Parenti debuttava la pièce in cui il Volto di Cristo è invaso da liquami, don Marco celebrava un’affollata Santa Messa di riparazione.
Parole antiche con un significato attuale: «Me l’hanno chiesto molti amici e parrocchiani. Quando accade qualcosa che ha la parvenza dello scandalo o dell’offesa o anche solo che turbi la pace della Chiesa e del popolo, si chiede al Signore che ci metta un occhio lui...». Nessun giudizio sulle persone: «Celebravamo la conversione di San Paolo e abbiamo chiesto un cambiamento del cuore di chi fa cose disordinate e anche una conversione per noi». Un’opinione netta: «Mi sembrava un atteggiamento di sfida ripresentare lo spettacolo a Milano dopo tutte le polemiche. Anche se non giudico l’intenzione, quando si compie un gesto bisogna pensare alle sensibilità che ne vengono offese. È un elemento della pace sociale».
Messe e incontri di preghiera continueranno anche nei prossimi giorni. Il Comitato san Carlo Borromeo, tra i primi a proporre il Rosario pubblico di riparazione, sembra ancora intenzionato a pregare sabato prossimo in piazzale Libia. E assicura l’intenzione di «recitare Ave Maria senza fare comizi». Il loro appuntamento è stato fissato da tempo per l’ultimo giorno dello spettacolo.

Alessandro Galvanetti, uno degli animatori, insiste: «Non siamo gente strana, ma famiglie con bambini, persone che desiderano pregare per uno spettacolo teatrale in cui viene vilipesa l’immagine di Cristo». Nessun timore di disordini? Non sarebbe meglio essere in una chiesa? «Abbiamo molto discusso su questo. In ogni caso non vogliamo tra noi gente che dica cose strane. Non accetteremo provocatori».

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