Rabbia, mortificazione, speranza. Potito Perruggini, nipote di Giuseppe Ciotta (nel tondo a destra), brigadiere ucciso a Torino nel 77 da un commando di Prima Linea, crede ancora nellestradizione di Battisti, ma lamenta la «distrazione» delle istituzioni. A cominciare dalla più alta. «Napolitano esordisce ha ragione sullincapacità delle istituzioni di trasmettere un messaggio culturalmente forte su ciò che sono stati gli anni 70 in Italia. Ma se poi fa dichiarazioni ambigue sullimpegno del governo per ottenere lestradizione di Battisti, non lo condivido. Non solo perché lesecutivo si sta impegnando col massimo delle energie. Ma per un paio di episodi spiacevoli che riguardano familiari e vittime del terrorismo e che hanno avuto il Quirinale come protagonista».
Di quali episodi parla?
«Di come il Quirinale ha gestito lunica occasione solenne di incontro tra vittime del terrorismo e Stato italiano, il giorno della memoria istituito per legge il 9 maggio».
Come è andata?
«Nel 2009, nonostante limpegno del Quirinale, la cerimonia del 9 maggio ha snobbato quasi tutti i familiari di vittime, e le stesse vittime presenti. Eravamo in 300, e nessuno ha potuto stringere la mano al Capo dello Stato. Eccezion fatta per un ristretto gruppo, tra i quali le vedove Calabresi e Pinelli».
Forse la logistica e i tempi lo imponevano...
«La scelta non è stata nostra, ma della sapiente regia del Quirinale per concordare la messa in scena di una riconciliazione. Mi risulta che le vedove Calabresi e Pinelli quel giorno siano arrivate a Roma con lo stesso volo, e senza rivolgersi la parola. Credo a una riappacificazione apparente, per giustificare chissà cosa. Magari una futura grazia a Sofri. Tra le prime attività di Napolitano cè stata la grazia per Bompressi».
E dello scorso 9 maggio che cosa non vi è andato giù?
«Il 9 maggio era domenica, la celebrazione ufficiale è stata addirittura spostata al giorno precedente. E fin qui sono dettagli. La cosa più antipatica è unaltra. Questanno cera il primo solenne conferimento a oltre 100 vittime e familiari dellonorificenza vittime del terrorismo. Ma il Quirinale non ha ritenuto di omaggiare la memoria dei caduti o il sacrificio dei feriti con la consegna diretta delle onorificenze da parte di Napolitano».
Quindi non cè stata consegna?
«Non al Quirinale. Il Colle ha delegato il Viminale, che ha incaricato le prefetture. Poteva essere unoccasione importante anche simbolicamente per ricordare quanto sangue è stato versato per sconfiggere il terrorismo. Invece solo nei giorni successivi cè stata la consegna decentrata, in una ventina di città, dellonorificenza. Quasi sempre con modalità che molti hanno percepito come offensive».
Può fare qualche esempio?
«Per mio zio siamo andati a Torino, e la cerimonia, se vogliamo chiamarla così, si è svolta in pochi minuti in un corridoio. A Roma, a Palazzo Valentini, cera un viceprefetto e nessun rappresentante delle istituzioni. Non il sindaco, non il governatore, nemmeno il presidente della Provincia, Zingaretti, che pure ha la sua sede nello stesso edificio. Non li avevano avvisati. Unassenza generalizzata che ci ha ancora più offesi, mortificati. La sensazione era che si volesse quasi nascondere questa ricorrenza. Tanto valeva spedircela per posta».
Nel 2011 andrà meglio?
«Speriamo. Io e Alberto Torregiani seguiamo il nostro gruppo su Facebook, il modo più veloce ed economico di scambiare informazioni. Confidiamo nellestradizione di Battisti, anche perché qualcuno di noi ha proposto di boicottare il prossimo 9 maggio se non tornerà in Italia. Ma sono tanti gli ex terroristi ancora latitanti. Non vogliamo vendetta, solo giustizia.
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