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Nomadi, romeni, cinesi: l’aula multietnica

Virginia Polizzi

Cinesi, filippini, marocchini, romeni, nomadi e poi anche italiani. Il numero degli studenti stranieri nella scuola dell’obbligo capitolina cresce: 26mila, su un totale di 380mila. A fornire questi dati è stato ieri in Campidoglio l’assessore alla scuola Maria Coscia. E forse anche per questo, quest’anno, si è deciso di inaugurare ufficialmente l’apertura delle scuole nel giorno del quinto anniversario dell’11 settembre americano. Classi multietniche, quindi, con tutti i problemi che ne conseguono. Dai bambini cinesi che hanno difficoltà a imparare l’italiano e che rimangono indietro rispetto ai loro compagni, agli atti di bullismo nati dal disagio di chi non riesce a integrarsi. Insomma sembra che nel 2006-2007 gli studenti romani dovranno impegnarsi in matematica, storia, geografia e soprattutto in tolleranza, dialogo, comprensione perché come ha detto il ministro dell’Istruzione Fioroni: «È nelle scuole che nasce la lotta al terrorismo». Fioroni ne è convinto e con lui anche l’assessore capitolino alla Scuola, Maria Coscia, che in questi giorni sta promuovendo una campagna per far conoscere la Costituzione italiana ai bambini stranieri che frequentano le scuole dell’obbligo romane. Ecco allora 15mila copie della Carta Costituzionale stampate e tradotte in francese, inglese, spagnolo ma anche romeno, polacco, arabo, cinese e albanese. Chissà se De Gasperi e De Nicola quel lontano 27 dicembre 1947, giorno della promulgazione, avrebbero mai pensato di vedere il loro testo tradotto in 8 lingue diverse.
Ma attenzione, la Costituzione italiana per stranieri non è l’unica iniziativa dei rappresentanti della scuola per quest’anno multietnico. Africani, romeni, polacchi nelle aule romane aumentano? Al Campidoglio non basta e di tutta risposta l’assessore all’Istruzione della Regione Lazio Silvia Costa, nei prossimi giorni, sbarcherà a Pechino. Con sé porterà quattromila guide per invogliare gli studenti cinesi a venire a studiare nel Lazio. «Siamo circondati da cinesi che, però non sono mai nemmeno entrati nella nostra scuola. Vanno alle elementari, frequentano le medie e poi spariscono...», si lamentava Emilia Marano preside del liceo classico Albertelli dell’Esquilino, il quartiere più cinese di Roma, e l’assessore ha pensato bene di aprire una linea diretta tra scuola del Lazio e quella cinese. La guida si chiama «studialazio», è una sorta di vademecum in cinese, che verrà distribuita a Canton e Pechino, che indica dove e cosa si può studiare nel Lazio. Un accordo che sarà firmato a Pechino il 18 settembre e che «per il prossimo anno accademico - precisa l’assessore Costa - metterà a disposizione degli studenti universitari di Pechino 5 borse di studio di 10mila euro ciascuna». Cinquantamila euro: una cifra che già fa discutere. «Prima di andare a spendere soldi per reclutare studenti stranieri sarebbe meglio risolvere quelli degli studenti romani», ha affermato il coordinatore di Forza Italia giovani Giancarlo Miele.

«Siamo convinti - ha aggiunto - che prima di aprire le nostre università agli studenti cinesi sarebbe prioritario trovare delle soluzioni urgenti per rendere accessibile a tutti lo studio presso le Università del Lazio».

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